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IACOPI DISCENDENZE E STORIA

Una vita di ricerche per conoscere chi sono.

  

GIAPPONE Dalle origini all’era Meiji

GIAPPONE

Dalle origini all’era Meiji

E’ una storia che comincia nella notte dei tempi. Una storia piena di bellezza e di furore. Scorcio cronologico fino al 1868.

Le più antiche fonti scritte relative alle origini del Giappone, contemporanee dell’inizio dell’8° secolo, si riferiscono alle sole tradizioni mitologiche. Il Giappone compare nelle cronache cinesi del 1° secolo sotto il nome di “Popolo di Wa”. Bisogna rivolgersi verso l’archeologia per poterne sapere di più. L’americano E.S. Morse, che insegnava geologia nella nuova università di Tokio fra il 1877 ed il 1879, è stato il pioniere della preistoria e della protostoria giapponese. E’ a lui che si deve la scoperta della cultura Jomon. Gli archeologi giapponesi ne hanno preso rapidamente il cambio, ma purtroppo lo sfruttamento ideologico che è stato fatto dello studio delle origini nazionali all’epoca del Giappone imperialista non ha facilitato un approccio scientifico al problema.

Nessuno sognava di mettere in discussione il mito del primo imperatore Jimmu. Questi, discendente della dea solare Amaterasu, sarebbe stato l’iniziatore, nel 660 avanti Cristo, della linea dinastica imperiale. Bisognerà infatti attendere la sconfitta del 1945 e gli anni della ricostruzione, perché l’archeologia giapponese potesse conoscere un nuovo sviluppo.

Preistoria del Giappone

Migliaia di siti archeologici sono stato metodicamente scavati nel corso dell’ultimo mezzo secolo. Da questo lavoro è risultato che l’occupazione dell’arcipelago da parte dell’uomo risale ben al di là del periodo Jomon, che va dal 10 mila al 3 mila avanti Cristo e che le culture paleolitiche vi si sono sviluppate almeno 50 mila anni. Queste ricerche archeologiche hanno altresì permesso di precisare quella che è stata l’evoluzione dei gruppi umani installati nel Giappone dal paleolitico medio e superiore fino al neolitico.

Verso il 30 mila, dei “ponti continentali”, dovuti all’abbassamento del livello del mare conseguente alla estensione dei ghiacciai, collegano la Corea all’isola di Kyushu ed a Honshu e quest’ultima all’isola di Hokkaido. Più a nord, quest’ultima isola risulta collegata con l’attuale isola di Sakhalin ed alla costa siberiana. Il mare del Giappone è a quei tempi un vasto lago chiuso come lo era il Baltico nel periodo del mesolitico europeo. L’esistenza di questi “ponti” provvisoriamente emergenti ha favorito l’arrivo sull’arcipelago giapponese di gruppi venuti dal continente che sono state all’origine delle popolazioni ainui autoctone, molto vicine ai popoli degli “urali”, piuttosto che “caucasici”, come si era comunemente creduto per lungo tempo.

Dal – 10 mila al - 6° secolo. Il periodo detto Jomon

Il rilevamento livello dei mari di quel tempo dimostra che già a quel tempo l’arcipelago giapponese era isolato dal resto del continente asiatico e Kyushu, Honshu ed Hokkaido risultano separate. Il periodo detto Jomon, che significa “marcato di corde”, trae il suo nome dalla decorazione della ceramica che la caratterizza. Il vasellame scoperto a Fukui, nella Prefettura di Nagasaki ed a Kamikuroiwa, in quella d’Ehime, risale, secondo la datazione al Carbonio 14, all’11° millennio avanti Cristo e rappresenta il più antico conosciuto al mondo. L’esistenza di vasellame e di abitazioni permanenti si accoppia innegabilmente allo sviluppo dell’agricoltura. La caccia (cervi e cinghiali) e la raccolta (frutti duri, noci, nocciole, castagne), la pesca e la raccolta di frutti di mare appaiono largamente sufficienti per nutrire la popolazione del tempo, quello che viene definito come “neolitico giapponese”, periodo antico ed originale. Delle vestigia di santuari a cielo aperto mettono in evidenza una religione legata alla caccia ed alla forze naturali.

Dal – 4° secolo al 300 dopo Cristo. L’epoca della cultura Yayoi

Questo periodo vede la diffusione della cultura del riso, della tessitura e della metallurgia proveniente dalla Cina, attraverso la Corea. I rituali funerari mettono in evidenza una gerarchizzazione della società e della campane di bronzo, dette Dotaku, diventano oggetti di culto, simboli rituali del potere o delle divinità agrarie che comandano la vita di queste comunità contadine.

Dal 3° al 6° secolo. L’epoca della cultura Kofun

Il tempo dei Kofun è caratterizzato dalla presenza delle tombe a tumulo, di cui le più grandi sono state erette nella regione di Yamato (a sud di Nara) e sono considerate come l’espressione di un potere superiore, di un regime politico, già molto potente, dal quale discenderebbe la linea imperiale giapponese. A partire dal 4° secolo si evidenzia la costruzione di grandi tombe, lunghe diverse centinaia di metri e circondate da fossati. La più grande, che risale al 5° secolo, si trova nella piana di Osaka e viene attribuita all’imperatore semi leggendario Nintoku. In questa categoria di costruzioni solo il mausoleo di Qin Shi Huangdi, il “primo imperatore” della Cina, protetto da migliaia dei suoi guerrieri di terracotta, sembra il più esteso. La tomba di Osaka occupa un’area di 32 ettari e raggiunge una quota di 35 metri. Queste grandi tombe rappresentano l’espressione di un nuovo potere, quello di una aristocrazia guerriera. Sulle pendici di queste tombe erano installate delle statuette di terra cotta di dimensioni variabili, dette Haniwa. La moltiplicazione nell’arredamento funerario dei pezzi legati alla cavalleria e la generalizzazione della rappresentazione dei cavalli testimoniano in questa epoca di invasori a cavallo, venuti senza dubbio dalla Corea.

Tra le federazioni tribali, che strutturano lo spazio giapponese di questo periodo, quella di Yamato sembra essere stata la più potente, al punto tale che i suoi capi si sono presentati come discendenti della divinità solare Amaterasu. Sono stati accertati a questa epoca contatti con i regni coreani, ma anche con la Cina degli Han e quindi dei Wei, che sembra considerare il “Regno dei Wa” come un vassallo. E’ senza dubbio nel 4° secolo che lo Yamato (nome antico del Giappone) riesce a stabilire il suo protettorato sul Minama, nel sud della Corea. I “Barbari dell’Est” delle fonti cinesi, in questo periodo, basano l’essenziale della loro civiltà sugli apporti venuti dal Continente ed in particolare dalla Cina e dalla Corea.

Dal 6° secolo agli inizi del 7° secolo. Introduzione del Buddismo

La riunificazione della Cina da parte dei Sui, accelera la modernizzazione della Corea e del Giappone, che iniziano ad impiegare la scrittura. Il re dei uno dei reami della penisola coreana auspica un protettorato giapponese sulla provincia coreana di Minama che cerca di disputarsi con un monarca rivale. Per incoraggiare l’imperatore Kimmei ad intervenire, egli invia nel 552 una statua di Budda, facendogli intendere la superiorità di questa nuova religione. La corte giapponese si divide sulla questione della religione. Il Clan dei Soga si schiera dalla parte dei favorevoli al Buddismo, mentre il Clan dei Mononobe diviene il capofila di quelli che rimangono attaccati alle credenze tradizionali. Nel 604, a seguito della sconfitta dei Mononobe, il Principe Shotoku emana l’editto dei 17 articoli con il quale raccomanda l’adozione della religione buddista e stabilisce un “protocollo”, ispirato a quello della corte imperiale cinese. Insieme al Buddismo si impone in Giappone anche l’influenza cinese e nel 602 viene adottato anche l’uso del calendario cinese e la nobiltà guerriera nipponica si trasforma a poco a poco in una aristocrazia di funzionari alla stregua dello stesso modello cinese.

Nel 645 un colpo di stato dei Makatomi dà inizio all’era Taikwa o del “Grande Cambiamento”. Un editto, derivato dalla legislazione cinese dei Tang, rinforza l’autorità della Corte imperiale sulle province.

Nel 701 l’adozione della legislazione Taiho, definisce la struttura dell’organizzazione di governo, che sarà completata nel 725. La sua efficienza ed il suo prestigio sarà tale che la futura rivoluzione Mieji vi si riferirà ampiamente per la riorganizzazione delle sue istituzioni.

710 – 794. l’Epoca Nara.

Nel 710 viene fondata una nuova capitale a Nara, nuovo nome attribuito a Heiyokyo. La sua pianta a scacchiera con un grande viale centrale nord sud imita l’architettura cinese dei Tang. Il sovrano giapponese decide di farsi chiamare Tenno (sovrano celeste), un nome di origine cinese e lo stesso potere stabilisce ufficialmente una “storia dei tempi antichi o Kojiki” che costituirà successivamente il fondamento della tradizione giapponese.

Nel 713 una ordinanza impone la scrittura dei luoghi in caratteri cinesi ed ogni persona considerata di buona educazione doveva essere in condizione di poter comporre in cinese. Ma nonostante il prestigio della cultura cinese, nello stesso periodo, si afferma un’arte poetica tipicamente giapponese e più precisamente il Waka, una sorta di poema corto.

La Chiesa buddista passa nel 737 sotto il controllo dello stato. La ricchezza dei templi e dei monasteri inizia a suscitare qualche reazione d’ostilità da parte della popolazione, ma nonostante tutto la nuova religione progredisce regolarmente, senza peraltro opporsi alla religione locale, lo Shintoismo, la futura religione nazionale.

Fra la fine dell’8° e gli inizi del 9° secolo la colonizzazione giapponese finisce per imporsi nell’arcipelago sul popolo Ainu.

794 - 1185. Epoca di Kyoto (Heian)

La corte imperiale del Tenno si disloca ad Heiankyo (la futura Kyoto) nel 794.

Nell’857 Fujiwara Yoshifusa, potente capo del Clan dei Fujiwara, riceve il titolo di “Gran Cancelliere” o Primo Ministro. Tutti i posti di responsabilità vengono monopolizzati dagli uomini del suo clan. Alla fine del 9° secolo la decadenza ed il rovesciamento della Dinastia cinese dei Tang (960) libera i Giapponesi dal complesso di inferiorità nei confronti della cultura cinese. Mentre la lingua cinese rimane in uso nell’aristocrazia giapponese, la lingua autoctona si afferma progressivamente specialmente nella poesia.

Nell’889 il pronipote dell’imperatore Kammu (782-805) assume il nome di Taira Takamoishi e fonda il Clan dei Taira, che sarà chiamato, un secolo e mezzo più tardi, a giocare un ruolo dio primo piano nella storia del paese.

Nel 961 un nipote dell’imperatore Seiwa (858-876) assume il nome di Minamoto Tsunemoto . Questi fonda il Clan dei Minamoto, che assumerà un ruolo di grande importanza nel periodo seguente allorché inizierà la sua lotta contro il Clan dei Taira.

Nel corso di questo periodo, la decadenza del potere centrale spinge la nobiltà provinciale a costituire degli eserciti personali per difendere i loro domini. Le lotte incessanti faranno crescere l’importanza degli uomini d’arme, chiamati Bushi (1) o Samurai (2). Il “Detto dei Genji” (Genji Monogatari), scritto nel 1020 in onore di una Dama Murasaki Shikibu, racconta le avventure galanti di un principe della corte di Heian

Il regno dell’imperatore Sanjo (1068-1073), che si avvale dell’apporto di Conaisglieri del Clan Minamoto, segna l’affermazione dell’indipendenza del potere imperiale nei confronti dei Fujiwara.

Dal 1073 al 1087 il regno dell’imperatore Shirakawa (morto nel 1129), apre la lista degli imperatori che decidono di “ritirarsi” (Inzen o Jo-o, quando rimangono allo stato laicale o Ho-o, quando scelgono di farsi monaci), ma che continuano a giocare un ruolo preponderante sotto il regno dei loro legali successori.

Nel 1167, dopo diversi anni di agitazioni, legate a delle rivolte dei conventi buddisti, i Taira si sostituiscono ai Fujiwara nel ruolo di clan dominante. Ma poco dopo essi devono affrontare la ribellione di Minamoto Yorimoto, che darà origine ad una guerra aperta fra i Taira ed i Minamoto, che durerà per molti anni.

1185 – 1336. L’epoca Kamakura e le invasioni mongole

Nell’aprile 1185 la battaglia navale occorsa nello stretto che separa le isole di Honshu da Kyushu vede la vittoria dei Minamoto Yorimoto su Taira no Koyomori. Questa battaglia segna anche la fine dell’antico sistema della corte imperiale e costituisce il preludio all’instaurazione di una nuova feudalità guerriera e terriera, che sarà destinata a durare per oltre sette secoli. Accanto alla corte imperiale di Kyoto che si trova politicamente marginalizzata e ridotta al suo carattere religioso, comincia ad organizzarsi una amministrazione militare, designata poi con il nome di Shogunato (da Shogun (3)) e sotto quello di Bakufu (4), che indicava in origine la tenda sede del quartier generaledella guardia imperiale. Inizia a mettersi in opera un nuovo mondo che non è più regolato da regolamenti dio origine cinese, ma dai legami feudali a carattere personale.

La capitale politica viene trasferita a Kamakura, un borgo costiero della provincia del Kanto, dove si trova dislocato il quartier generale di Minamoto Yorimoto, che nel 1187 sottomette definitivamente il Clan dei Fujiwara.

Gli ultimi anni del 12° secolo vedono l’introduzione in Giappone del Buddismo Zen (5), che incontra il favore delle caste guerriere dei Samurai. I viaggi dei monaci buddisti in Cina, contribuiscono ancora a mantenere viva l’influenza culturale cinese. Nel 1252 viene realizzata la grande statua di bronzo del Budda di Kamakura.

L’ultimo terzo del 13° secolo sarà caratterizzato dalla minaccia mongola. L’imperatore mongolo Kubilai Khan, dopo aver conquistato la Corea nel 1259, invia in Giappone diverse ambasciate. Dopo essersi impadronito di Pechino (Kambalik), l’imperatore mongolo è sul punto di aver ragione della resistenza dei Song nella Cina meridionale e desidera stabilire il suo protettorato sull’arcipelago nipponico. Di fronte ad un netto rifiuto giapponese, i Mongoli riuniscono delle forze imponenti e lanciano a due riprese, nel 1274 e nel 1281, due tentativi di invasione. In entrambe le circostanze, come per un miracolo, dei devastanti tifoni disperdono la flotta degli invasori. Questi “venti divini” (Kamikaze) daranno successivamente il loro nome ai Kamikaze del 1945. La lotta contro le invasioni mongole, dove si distinguono i Samurai, contribuisce ad accrescere notevolmente il prestigio di questi ultimi.

A seguito della rivolta dell’imperatore Daigo 2° contro lo Shogun di Kamakura, questi scomparirà nel 1333.

1336 - 1573. Epoca Muromashi

A partire dal 1336 l’imperatore Godego tenta di restaurare il potere della corte di Kyoto. E’ l’inizio del “Grande Scisma Imperiale”, che durerà sino al 1392 e che i Giapponesi chiamano anche “periodo delle due corti” che vede affrontarsi per il controllo del potere due rami della famiglia imperiale. La guerra che ne segue permetterà ad un altro clan guerriero, gli Ashikaga, di creare un nuovo Bakufu a Muromashi.

Nel 1338 Ashikaga Takauji, assume il titolo di Shogun, carica che resterà ai suoi discendenti fino al 1573.

Il periodo che va sino alla fine del 16° secolo è marcata dall’indebolimento del potere shogunale e dal contemporaneo affermarsi dei “Signori Provinciali” (6) (Daimyo) che si fanno la guerra fra di loro. Questo periodo di caos apparente, vede schiudersi un’epoca di intensa fioritura artistica. La costruzione di castelli di fortezze, rappresenta il pretesto per delle nuove strutture architettoniche. Le armature diventano lussuose e si assiste nel contempo alla diffusione del dramma lirico, il No, ed allo sviluppo dell’estetica Zen: arte dei giardini, cerimonia del tè, organizzazione dei fiori (floreale) ecc.

La guerra d’Onin (1467-1500) per il controllo dello Shogunato determina numerose agitazioni e questo periodo viene talvolta ricordato come “epoca dei regni combattenti” o dei “principati belligeranti”.

Nel 1542, in questo paese in piena effervescenza, arrivano per caso i primi Bianchi nell’arcipelago. Spinti dalla tempesta, una giunca di pirati cinese, che avevano al loro servizio dei Portoghesi, accosta a Tanegashima, nel sud di Kyushu: Questi saranno poi seguiti da altri Portoghesi che portano al loro seguito le prime armi da fuoco ed il Cristianesimo che i Giapponesi interpretano inizialmente come una variante del Buddismo. Un gesuita spagnolo, Francesco Saverio, che aveva fondato una missione a Goa in India, sbarca nel Giappone nel 1549. Nel periodo successivo si verificherà la fondazione di un emporio commerciale europeo a Nagasaki, dove il Daimyo locale si è convertito al cattolicesimo in cambio della consegna di alcuni moschetti. Più tardi i Giapponesi, conservando i fucili ricevuti, scacceranno il Cristianesimo dal loro suolo.

1573 - 1598. Epoca Azushi - Momoyama

Nel 1573, Oda Nobunaga, già padrone di Kyoto, depone l’ultimo Shogun Ashikaga ed abolisce provvisoriamente l’istituzione shogunale. Egli sconfigge successivamente i clan dei samurai che rimangono legati all’antico sistema: i Mori, gli Uesugi , i Takeda (sarà proprio la lotta contro quest’ultimo clan che ha fornito al regista Kurosawa, il materiale per il suo film Kagemusha), Nel 1579 Nobunaga conquista la cittadella di Osaka e prende posizione contro il Buddismo, mostrandosi nel contempo piuttosto favorevole all’azione dei missionari cattolici, facendo installare persino una scuola di gesuiti nella sua residenza.

Nel 1582, dopo aver fondato il villaggio di Yedo o Edo, la futura Tokyo, Nobunaga rimane vittima di una rivoluzione di palazzo guidata da uno dei suoi generali. Lo stesso capo della rivolta è a sua volta ucciso da un samurai di modeste origini, Toyotomi Hideyoshi. Quest’ultimo si fa concedere il titolo di Kambaku (Primo Ministro) e restaura l’unità del paese, sottomettendo l’isola di Kyushu ed il Kanto. Egli trasporta la capitale ad Osaka, ma sviluppa ed abbellisce Kyoto. Sotto la sua dittatura (1582-98) viene iniziata la completa riorganizzazione della società che punta alla riunificazione politica del Giappone. Dopo aver favorito il Cristianesimo, egli comincia a sospettare gli Spagnoli di avere l’intenzione di impadronirsi del Giappone, partendo dalle Filippine e tale situazione porta ad un completo cambiamento di politica. Decreta l’espulsione dei Gesuiti e vieta il Cristianesimo ed a puro titolo di esempio il 5 febbraio 1597 dispone la crocifissione di 16 cristiani a Nagasaki.

Alla morte di Hideyoshi, nel 1598, un discendente del clan Minamoto, Togukawa Leyasu, rivendica lo shogunato come eredità familiare ed impone la sua piena autorità sui suoi avversari nell’ottobre del 1600, dopo la vittoria di Segikahara.

1603 - 1868. Epoca Togukawa o di Edo

Nel 1603, il nuovo “uomo forte” del Giappone, il cui quartier generale viene fissato a Yedo (Edo), riprende il titolo di Shogun e ricostituisce un Bakufu (shigunato). In tal modo ha inizio l’epoca Edo ed il potere degli Shogun Togukawa durerà fino al 1868.

Il Giappone entra allora in un periodo di pace interna, una pace armata, che si baserà sul potere dei samurai. Questi devono essere dei guerrieri completi, ma anche degli uomini di cultura, fatto che li predispone ad assumere anche cariche amministrative sia nel governo centrale che nelle province, sempre rette dal sistema feudale dei Daimyo.

Alcuni Olandesi, provenienti dall’Indonesia, sono autorizzati ad aprire, nel 1609, un emporio commerciale in un isola a nord ovest di Kyushu. Una ambasciata spagnola viene ricevuta nel 1611 e gli Inglesi compaiono sull’arcipelago nel 1613, installandosi, dopo gli Olandesi nell’isola di Hirado.

La fine del 16° secolo e l’inizio del 17° sono marcati da una crescita di contatti con l’Occidente, dalla generalizzazione dell’uso della stampa e delle armi da fuoco. L’abilità degli artigiani giapponesi si presta ad un rapido apprendimento delle tecniche europee e nel 1620 segna la comparsa della carta moneta.

Il regno di Iyemitsu (1632-49) contribuisce al rafforzamento del carattere assoluto del potere shogunale. Questo periodo è marcato da una grande prosperità economica. La popolazione passa nel corso del 17° secolo dai 13 ai 26 milioni di abitanti. La produzione di riso risulta in progressivo aumento e l’agricoltura si diversifica con lo sviluppo delle coltivazioni del gelso e del cotone, con l’introduzione della canna da zucchero e delle patate dolci. Nello stesso tempo progredisce anche l’allevamento dei cavalli e dei bovini. L’estrazione dei minerali (oro e argento) e gli stabilimenti tessili conoscono un periodo di grande sviluppo, così come il cabotaggio, l’organizzazione portuale e lo sviluppo del trasporto stradale favoriscono il progresso degli scambi e delle comunicazioni.

Nel 1613, Iyemitsu, inquieto, a sua volta, a causa di una crescente penetrazione di mercanti europei, che utilizzano il Cristianesimo come strumento della loro politica, fa promulgare un editto che vieta l’accesso alle coste giapponesi delle navi straniere ed introduce la pena di morte per gli immigranti clandestini. Vengono inoltre stabiliti dei premi per quelli che denunciano alle autorità i preti cattolici. I membri della nobiltà, i Bushi, non devono intrattenere alcun rapporto con gli stranieri. Nel 1634 il Giappone diventa totalmente vietato all’azione dei missionari e viene proibita anche qualsiasi navigazione di Giapponesi verso l’estero.

A partire dal 1637, i Portoghesi rimangono tollerati solo sull’isolotto di Deshima, di fronte a Nagasaki. I Cristiani di Kyushu, costretti ad abiurare, devono mensilmente pestare il crocefisso a testimonianza della sincerità della loro rinuncia al cattolicesimo.

La rivolta del samurai cristiano Masuda Shirò contro i provvedimenti adottati dallo Shogun, viene duramente repressa nel 1638, a seguito dell’intervento degli Olandesi. Migliaia di cattolici di Kyushu vengono annegati e questa rivolta provoca una radicalizzazione della chiusura del Giappone verso l’esterno. Il Cristianesimo è totalmente vietato, così come l’uso di lingue straniere e della loro traduzione sul suolo giapponese. Anche gli stessi Olandesi sono relegati nell’isolotto di Deshima nel 1641, rimasto ormai l’unica finestra con l’Occidente. La pena di morte è automatica per gli stranieri iberici. I membri di una ambasciata portoghese, inviata da Macao per negoziare l’abolizione di tali misure, sono tutti decapitati nel 1640. A partire da questo  momento la chiusura del Giappone verso l’esterno appare ormai completa.

Il Giappone negli anni 1731-32 viene colpito da una terribile carestia. A questa ne seguirà un’altra fra il 1787 ed il 1788, fatto che contribuisce a stabilizzare la demografia nipponica, dopo la rapida crescita dei secoli precedenti. Le limitate risorse dell’arcipelago dal punto di vista agricolo pongono il problema della copertura alimentare e devono essere imposte, da parte del potere politico, alcune restrizioni. La miseria, aggravata dalle epidemie e le catastrofi naturali, spiegano le numerose rivolte contadine che scuotono il Giappone e che giustificano il ruolo dei Samurai.

Intanto nel 1738 i Russi si installano a nord nell’arcipelago delle Kurili. Questa occupazione avrà poi un seguito di strascichi abbastanza tormentato. Nel 1806-07 i Russi lanciano una spedizione punitiva contro l’isola di Sakhalin, dopo l’arresto di alcuni negozianti che vi avevano aperto un negozio.

Gli anni 1831-67, quelli del regno dell’imperatore Komei, vedono un rapido declino del potere shogunale, mentre il sovrano di Kyoto riprende progressivamente la sua autorità. La crisi profonda che attraversa il paese favorisce le speranze di quelli che vedono nell’istituzione imperiale un mezzo per ristabilire la situazione. In questo periodo viene elaborata una mistica nazionale e religiosa allo scopo di fare della figura dell’imperatore il simbolo di un dio vivente ed allo stesso tempo un grande prete, intermediario fra il popolo ed i Kami, le divinità della tradizione scintoista.

La minaccia occidentale, contro la quale gli Shogun hanno cercato di premunire il Giappone due secoli prima, diventa ogni giorno più pesante. Il campanello di allarme sarà la Guerra dell’Oppio, condotta dall’Inghilterra contro la Cina nel 1840-42. Nel 1849 i Russi fondano il porto di Dui, nell’isola di Sakhalin.

L’8 luglio 1853 la squadra americana di quattro navi (le famose “navi nere” dell’immaginario collettivo nipponico), comandate dal Commodoro Perry, getta l’ancora nella baia di Yedo, per costringere il Giappone ad accettare la politica americana della “porta aperta” e la conclusione di un trattato commerciale.

L’8 marzo 1854, viene concluso un trattato nippo-americano che prevede l’apertura di sue porti franchi a Shimoda e Hakodaté, sull’isola settentrionale di Hokkaido, la libertà di circolazione degli Americani in Giappone e l’apertura di due consolati: Il trattato viene ratificato dagli Stati Uniti nel gennaio 1855 e dal Giappone nel febbraio seguente.

Gli Inglesi ottengono, a loro volta, con il Trattato di Nagasaki del 14 ottobre 1854, dei diritti equivalenti a quelli riconosciuti agli Americani e lo stesso accadrà poco tempo dopo con i Russi. Per concludere tali trattati, il Bakufu ha consultato i Daimyo e l’imperatore fatto che mostra con ogni evidenza l’indebolimento della sua autorità.

Nel 1858 l’imperatore Komei rinnega (smentisce) e ritira l’appoggio ai ministri fautori dell’accordo con le Grandi Potenze, ma nello stesso anno, il 29 luglio, viene comunque concluso il Trattato di Yedo con gli Americani. Questo trattato apre agli USA dei nuovi porti e concede loro l’extraterritorialità in materia di giustizia. Le altri grandi potenze seguono rapidamente l’esempio americano, Paesi Bassi, Russia, Gran Bretagna, Francia, Portogallo e Prussia. Una concessione europea viene aperta a Yokohama, fatto che contribuisce ad esacerbare la xenofobia nipponica.

Segue quindi un periodo confuso, seminato di rivolte di samurai. Una parte vuole imporre il potere imperiale al posto dello shogunato, altri esigono invece la rappresentanza di clan all’interno del governo. Tutti agiscono a modo loro, ma in ordine disperso, sfidando le potenze straniere.

L’imperatore Komei muore nel gennaio 1867 e gli succede suo figlio Mutsu Hito. Alla fine dello stesso anno, il 9 novembre 1867, l’ultimo Shogun viene costretto ad abdicare. I clan ribelli ottengono la soppressione dello shogunato il 3 gennaio 1868. Il potere imperiale, con il sostegno dei principali clan di Samurai, riesce rapidamente a controllare la situazione ed il 9 maggio 1869, l’imperatore (Tenno) decide di trasferirsi a Edo (Yedo), diventata per l’occasione Tokyo (capitale dell’est), mentre Kyoto diviene da quel m omento Saikyo (la capitale dell’ovest). Il Tenno sarà quindi in condizione di mettere in opera la “Rivoluzione dei Meiji”, sospinta dalla reazione nazionale che si è coagulata intorno ai clan dei samurai del sud.

NOTE

(1) Guerriero nobile: equivalente di Samurai;

(2) Membro della classe nobile dei guerrieri (bushi), che fa parte del seguito di un Daimyo, grande signore feudale;

(3) Generale, Comandante. Il Regime dello Shogunato, fondato da Tokugawa Leyasu nel 1600, si basa su una stretta organizzazione feudale di grandi principati sottomessi agli Shogun. Questi stabiliscono la loro capitale ad Edo (attuale Tokyo) che darà il suo nome. Ai tre secoli dell’era shogunale;

(4) Termine di origine cinese che indicava inizialmente la tenda del comando in capo della guardia imperiale. Il termine si confonderà in seguito con lo Shogunato;

(5) Originalmente “meditazione” dal sanscrito dhyana. Scuola buddista che vuole raggiungere il “risveglio” (Satori), ovvero un pieno controllo mentale ottenuto attraverso l’educazione ed il controllo del corpo (specie attraverso le arti marziali). Le due principali sette zen furono introdotte in Giappone dalla Cina, la Rinzai nel 12° secolo e la Soto nel 13° secolo. La setta Rinzai è quella che avrà il favore dei Samurai;

(6) Grandi Signori feudali, vassalli dello Shogun. Nell’epoca Edo (17°-18° secolo) si contavano 266 Daimyo. Molti di loro parteciperanno alla Rivoluzione Meiji del 1868 che provocherà la loro scomparsa;

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