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IACOPI DISCENDENZE E STORIA

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I KOZACY

I KOZACY

La Cavalleria Leggera polacca fra il 16° e 17° secolo

 

(pubblicato su RIVISTA di CAVALLERIA n. 2/2005 del marzo 2005)

 

Cresciuti all’ombra dei più famosi Ussari, erano rinomati per la loro rapidità ed il loro valore. Dotati di un armamento composito, apparivano all’improvviso e portavano lo scompiglio nelle file nemiche.

 

I campi di battaglia del 16° e 17° secolo sono dominati dalle formazioni di cavalleria destinate a spezzare l’attacco e lo slancio del nemico. Gli Ussari, o la cavalleria pesante, erano infatti equipaggiati con armature e delle lunghe lance e la loro tattica consisteva nel distruggere, attraverso l’impatto delle loro cariche, qualsiasi nemico che poteva opporsi sulla loro strada. Tuttavia il fenomeno guerra non poteva essere ridotto alle sole “battaglie decisive” e pertanto, oltre allo spirito ed alla tradizione dei celebri Ussari polacchi, esisteva anche una cavalleria leggera, che veniva impiegata in una serie di compiti che solo essa poteva condurre a buon fine. Queste unità mobili di cavalleria, chiamate in Polonia Kozacy[1], poi Pancerni[2], hanno spesso rappresentato un fattore decisivo di vittoria, il più delle volte sottovalutato.

Ruolo e compiti della cavalleria leggera polacca

Il primo ruolo della cavalleria Kozacy si basa sull’assolvimento di una serie di compiti specifici: ricognizione, protezione del movimento del grosso dell’Esercito e naturalmente l’effettuazione di rapidi e profondi raids nelle linee nemiche. Queste incursioni improvvise in territorio nemico hanno lo scopo di provocare il panico nelle popolazioni civili, di tagliare le linee di rifornimento e di disturbare e logorare la progressione avversaria.

Tutto questo non significa però che la cavalleria leggera veniva di fatto esclusa dal campo di battaglia, dove invece la sua mobilità e la sua flessibilità era utilmente impiegata in svariati compiti: avanguardia, manovre d’aggiramento, inseguimento delle unità nemiche in rotta. Per questioni di completezza va infine soggiunto che i cavalieri Kozacy, come in genere tutte le formazioni di cavalleria, potevano combattere anche a piedi.

Organizzazione ed armamento

In quel periodo la cavalleria polacca è organizzata in unità dette Stendardi o Bandiere, della forza complessiva di 100 - 120 uomini. Una bandiera è articolata, a sua volta, in unità elementari o di base, chiamate “Poczet”, costituite da un certo numero di uomini (compagni ?) d’arme e dai loro serventi d’arme. Questi ultimi, dei soldati semplici, rappresentano il più basso livello della gerarchia militare. La forza dei Poczet risulta generalmente variabile a seconda dei periodi storici: nel 16° secolo è strutturato normalmente su sei cavalli, ma con il passare del tempo il numero dei cavalli tende piuttosto a diminuire.  A partire dalla prima metà del 17° secolo il Poczet presenta una forza di quattro cinque cavalli per poi arrivare successivamente ad una media di solo due, tre cavalieri. La ragione è semplice; il comando delle operazioni cerca in tutti i modi di diminuire la proporzione dei serventi d’arme, spesso male equipaggiati e soprattutto meno motivati degli uomini d’arme di cui sono al seguito.

L'armamento standard della cavalleria Kozacy consisteva in un arco, tre armi da fuoco (un paio di pistole ed un moschetto), una sciabola, un pallasch (una lama dritta idonea a colpire di punta) ed a volte una lancia. Non indossano armature ma utilizzano spesso dei piccoli scudi rotondi. Il loro armamento era comunque assai composito anche se sprovvisto di protezione. Essi impiegavano le armi da fuoco, come del resto in tutte le cavallerie europee, e degli archi, molto popolari negli eserciti dell’Europa dell’Est. La combinazione di questi armamenti orientali ed occidentali, da loro delle larghe possibilità di impiego tattico. La stessa doppia utilizzazione della sciabola e del pallasch ne è un altro esempio.

I cavalli

Fra gli elementi caratterizzanti e fondamentali di una unità di cavalleria, la qualità dei cavalli è indiscutibilmente fra i più importanti ed in questo settore specifico la cavalleria polacca si è sempre particolarmente distinta.

In questo periodo la Polonia risulta famosa per gli incroci dei suoi cavalli. Questi vengono apprezzati per la loro forza, la loro bellezza ed anche per le poche cure di cui hanno bisogno. Nel 1568, Julius Ruggieri, un nunzio apostolico romano in Polonia, così li descrive in un suo rapporto sulla Polonia: “I cavalli polacchi possiedono una grande resistenza. Sono abbastanza grandi e belli, con un procedere più lento dei cavalli turchi, ma decisamente più potenti di questi”.

Queste affermazioni diventano particolarmente illuminanti quando vengono comparate con i giudizi che lo stesso nunzio esprime a riguardo dei cavalli tartari: “Lo Zar di Perekop (il Khan dei Tartari) era in condizione di riunire in ogni momento 30 mila cavalli, peraltro piccoli, brutti e piuttosto magri; i Tartari amano cavalcare velocemente, ma non si prendono molta cura dei loro cavalli”.  La differenza dei cavali polacchi appare particolarmente rilevante con i cavalli occidentali. In Germania, viene utilizzata una razza di cavalli detta frezy, che la nobiltà polacca disdegna per la loro ridotta resistenza e per la loro pesantezza. Giovani Crisostomo Pasek[3], celebre cavaliere Kozacy della metà del 1600, scriveva che il suo cavallo era così rapido, rispetto alle cavalcature tedesche, che il “suo cavallo non dava neanche il tempo di fiutare ai frezy tedeschi”.

C’è peraltro un’altra ragione per cui i frezy non vengono molto apprezzati in Polonia.  Quando alcuni cavalieri Lysowczyks[4], ingaggiati dall’Imperatore d’Austria, si trovano a partecipare alle operazioni della Guerra dei 30 anni, essi rimangono particolarmente sorpresi dalla rumorosità dei cavalli tedeschi. Impossibile sorprendere il nemico con dei cavalli così rumorosi; essi vengono avvertiti da troppo lontano e questo esclude qualsiasi possibilità di effettuare imboscate, tanto care ai cavalieri leggeri.

L'eccellenza dei cavalli polacchi viene a costituire un innegabile vantaggio militare sui propri vicini e la Polonia ne era talmente cosciente che a partire dal 1538 interdice la vendita all’estero dei cavalli militari. Questo divieto verrà rinnovato varie volte e persino esteso dal 1550 al 1647. Da dove derivano le rimarchevoli caratteristiche dei cavalli polacchi ? Gli allevatori sono riusciti  a far incrociare due razze equine ed il risultato é stato decisamente soddisfacente. La Polonia antica era abitata da cavalli silvestri potenti ma lenti, chiamati tarpans, molto ben adattati alle difficili condizioni climatiche della regione e molto parchi nel nutrirsi. Gli allevatori hanno pertanto incrociato questa specie autoctona con dei cavalli turchi, più veloci, con un risultato perfettamente adeguato alle necessità della cavalleria.

In ogni caso va sottolineato che, pur nell’alto livello qualitativo degli animali disponibili, i migliori cavalli erano comunque destinati agli Ussari, in quanto la classe della nobiltà, facente parte della cavalleria Kozacy, disponeva di risorse decisamente inferiori ai primi.

La bardatura e la maniera di montare

 

Per utilizzare il massimo del suo potenziale, il cavallo deve essere aiutato dal suo equipaggiamento. La maniera di sellare e di montare, in Polonia, differisce molto dalle altre formazioni di cavalleria occidentali. A cominciare dalle selle, la loro stessa costruzione si differenzia molto da quelle occidentali. Più confortevoli per il cavallo, esse non danno fastidio alla sua schiena. Questo tipo di selle era peraltro comunemente utilizzato in tutto l’Est europeo ed in Asia da molto tempo. Inoltre esse sono più piccole, più leggere e sprovviste di imbottitura. Un poeta polacco del 17° secolo, notava, con una certa dose di humor, che le selle erano “molto piccole”, anzi talmente piccole che, “non erano sufficienti neanche per la metà del fondo schiena di un tedesco”. La stessa maniera di montare a cavallo, si differenzia nettamente da quella dei cavalieri occidentali. Questi sellano i cavalli per sedersi bene sul fondo delle selle, posizione molto comoda per il cavaliere - ereditata dal medioevo – che permetteva di non lasciare le staffe sotto l’urto di una lancia. Tuttavia questa maniera di cavalcare è molto spossante per i cavalli, perché limita la loro velocità e la loro resistenza. I cavalieri Kozacy montavano a cavallo come gli attuali “jockeys” delle piste, con delle staffe molto alte e le gambe piegate. Una tale maniera di montare a cavallo era di difficile comprensione da parte dei contemporanei, ma tuttavia permetteva una maggiore libertà di manovra. Potersi rilevare facilmente sulle staffe per brandire la sciabola, consentiva l’applicazione di una forza maggiore e permetteva di tirare con l’arco anche alle spalle, rigirandosi e di effettuare diverse acrobazie (scomparire dietro l’incollatura del proprio cavallo o saltare da una cavalcatura all’altra), cose quasi impossibili da effettuare con una sella occidentale.

I Cavalieri

 

Come è stato evidenziato, il nocciolo duro della cavalleria leggera polacca è composto dai membri della nobiltà meno agiata. C’era anche una certa percentuale di gente del popolo, non nobile, ma i capitani dovevano imperativamente appartenere alla nobiltà.

La nobiltà polacca era un segmento della popolazione particolarmente rilevante, rispetto al resto dell’Europa. Mentre negli altri paesi la classe nobile non superava l’1 - 2% della società, l’aristocrazia polacca raggiungeva la quota del 10% della sua popolazione della Polonia, che, all’epoca, era sicuramente la nazione più popolosa del continente europeo. In tempi storici il numero di cavalieri polacchi e lituani in servizio nelle forze polacche era valutato intorno ai 150 - 200 mila soldati. Per un nobile polacco rappresentava una vera disgrazia servire il proprio paese nella fanteria, dal momento che la cavalleria conferiva nella società del tempo un grande prestigio. Questo è un fattore essenziale per spiegare l’alto livello addestrativo della cavalleria polacca. La nobiltà polacca veniva educata e cresceva nello spirito della cavalleria. Già dall’infanzia, i giovani nobili apprendono a battersi ed a montare a cavallo. Un nobile ed un cavallo costituiscono nel paese un binomio inseparabile. Pasek, un professionista della guerra, inizia il suo diario con una ode al suo cavallo. La Polonia, nel periodo in esame, risulta costantemente in guerra contro i suoi vicini o contro le invasioni tartare, fatto che contribuisce in notevole misura al raggiungimento di un alto livello operativo. Si potrebbe persino affermare che la cavalleria polacca non sarebbe mai stata così famosa e valorosa se non avesse dovuto affrontare i temibili cavalieri tartari.

Il carattere nobile di questa armata e l’esperienza acquisita nei molteplici conflitti suscita l’ammirazione dei cronisti del tempo. Così il nunzio Ruggieri si esprime nella sua relazione: “In guerra l’esercito polacco evidenzia un grande coraggio ed una grande nobiltà che è la dimostrazione di una vera cavalleria, Quelli che hanno combattuto contro i Tedeschi, gli Italiani, i Russi, i Turchi ed i Tartari non hanno alcuna paura di far fronte a qualsiasi nemico, anche se superiore di numero ….”.

I Cavalieri polacchi sono particolarmente apprezzati anche quando combattono al servizio delle monarchie straniere. I Lysowczyks, agli ordini dell’Imperatore d’Austria, strappano l’incondizionata ammirazione di un cronista “Nonostante i Polacchi non indossino delle armature, essi sono impiegati dai Tedeschi in prima linea per indurre il nemico a combattere, in quanto sono particolarmente capaci e valorosi”. Il Ministro degli esteri Simone Arnauld, Marchese di Pomponne, inoltre, inviato in Polonia per ordine di Luigi 14° per reclutare cavalieri per l’esercito francese, in una relazione inviata durante il suo soggiorno polacco, sottolineare senza riserve la sua ammirazione, perché “Nessun paese possiede soldati migliori” !

Le tappe dell’addestramento militare

 

In Polonia, il primo addestramento militare avviene, come già evocato, all’interno delle stesse famiglie della nobiltà. Se un giovane aristocratico, proviene da una famiglia povera, egli comincia la sua carriera come servente ausiliario, al quale sono di norma affidati i compiti secondari all’interno dell’accampamento. Nel campo di battaglia egli ha funzioni prevalentemente logistiche, provvedendo primariamente al rifornimento di nuove armi o di cavalli freschi. Ma gli viene concessa anche la possibilità di partecipare a dei combattimenti di minore importanza, quali inseguire un nemico in rotta o difendere il proprio campo. Prendere parte attiva alla vita in campagna gli consente, a contatto di soldati più esperti, di perfezionarsi nel mestiere delle armi. Un ingegnere militare polacco della prima metà del 16° secolo scrive in modo positivo a proposito di questo tipo di servizio, affermando che esso non era assolutamente un compito degradante per un giovane nobile. Meglio essere un servente ausiliario nella cavalleria, che servire nella fanteria, all’epoca molto disprezzata dalla nobiltà polacca. Se un uomo d’arme notava ed apprezzava le competenze acquisite “sul campo” da uno dei suoi serventi ausiliari, lo poteva nominare servente d’arme ed in questo caso questi poteva essere ammesso a tempo pieno all’addestramento ed alla guerra.. All’inizio il servente prende posto al centro dell’unità, in quanto le prime e le ultime linee devono essere composte da veterani. La ragione é presto detta: le Bandiere polacche erano capaci di effettuare delle manovre complesse sul campo di battaglia, comportando alle volte anche delle rotazioni di 180° della formazione, dove in tal caso l’ultimo rango si ritrovava in prima linea. In tale contesto diveniva essenziale il fatto che il combattimento fosse ingaggiato dai soldati più esperti, a prescindere dal tipo di formazione adottato.

Un nobile povero, termina spesso il suo servizio come Servente d’arme, ma questo non significa che la sua carriera è necessariamente al termine. Se ha avuto fortuna ed ha accumulato denaro durante le sue campagne, egli potrà, a sua volta, fondare un Poczet e diventare un uomo d’arme.

Nel caso in cui si tratta di un giovane aristocratico, proveniente da una famiglia facoltosa, la sua carriera non passa necessariamente attraverso la trafila del Servente ausiliario. Può accadere infatti che egli possa cominciare la sua carriera militare come Servente d’arme nel Poczet di uno dei suoi fratelli più anziani o in uno condotto da suoi parenti. Dopo una adeguata esperienza, la famiglia gli fornisce i mezzi per costituirsi una propria unità, divenendo così un vero uomo d’arme. In alcuni casi estremi, se la famiglia è decisamente ricca, può anche succedere che il giovane aristocratico possa accedere direttamente al possesso di un proprio Poczet, ma in questo caso viene usata l’accortezza di affiancargli un Servente d’arme, particolarmente esperto e di fiducia della famiglia, per consigliarlo e sostenerlo. Va comunque notato che molti di questi soldati, partiti dal basso, sono riusciti a percorrere una brillante carriera. Stefan Czarniecki[5] che non proveniva da una famiglia ricca e i cui numerosi fratelli avevano prestato servizio in Cavalleria ne è un esempio significativo: egli riesce a percorrere, nel corso della sua carriera, tutti i gradini della gerarchia per terminare la sua vita da generale nel più alto grado dell’Esercito polacco.

La cavalleria leggera in marcia

La cavalleria leggera era di norma organizzata per condurre profonde incursioni in territorio nemico, il cui scopo era il conseguimento di un obiettivo militare posto a grande distanza. L’obiettivo poteva essere la conquista di una località posta alle spalle del nemico ma sulla linea delle comunicazioni, disturbare ed assillare i fianchi dell’esercito nemico, oppure distrarre forze dell’avversario in zone non strategiche od anche effettuare delle lunghe ricognizioni in territorio nemico per valutare le forze ed individuare i suoi movimenti. Una unità di cavalleria non si muove senza una propria logistica, ma se necessario e per compiere un raid caratterizzato da grande rapidità, essa costituisce una struttura logistica, chiamata Komunik, composta solo da cavalli. I cavalieri, portano al seguito diversi cavalli di ricambio per trasportare il materiale, alternare le cavalcature, sia in marcia che in combattimento. Si è valutato che i cavalieri Kozacy cavalcando col sistema dei Komunik, potevano percorrere 100 chilometri in un solo giorno. Durante la guerra russo polacca del 1609 - 1618, i raids dei Lysowczyks furono molto famosi. Diverse migliaia di cavalieri, percorrendo migliaia di chilometri, devastarono le terre russe fino agli Urali, terrorizzando civili e distogliendo numerose forze russe dal principale obiettivo di Smolensk. La loro rapidità di movimento aveva dell’incredibile: nella cronaca del russo Latopis Nikonowski  viene ricordato che, nel 1615, i Lysowczyks erano in grado di percorrere persino 150 wiorst in una sola giornata, ovvero circa 160 km.

Sul campo di battaglia

La cavalleria leggera, sprovvista normalmente di armatura, non è pertanto adatta ad affrontare un nemico pesantemente equipaggiato e pronto a combattere in uno scontro aperto. Questo era il compito della cavalleria pesante, ovvero degli Ussari. Tuttavia è anche successo che la cavalleria leggera sia stata ingaggiata in combattimento contro un nemico decisamente più potente. Ma in queste condizioni aveva la possibilità di riuscire vincente ? Si, ma a determinate condizioni. La cavalleria leggera può imporsi a delle forze più rilevanti solo se può fare uso dell’elemento della sorpresa, oppure se è impiegata per disorganizzare l’avversario a premessa di ulteriori azioni. Si può immediatamente comprendere il vantaggio dell’applicazione del principio della sorpresa. I soldati non combattono tutto il giorno, essi devono mangiare ed anche riposare, momenti in cui sono però vulnerabili agli attacchi della cavalleria leggera. Quando il terreno è favorevole e quando il nemico è considerato ancora lontano, un esercito in marcia risulta molto più facile da sorprendere ed una tale azione semina inevitabilmente il panico nelle file del nemico. I cavalieri Kozacy hanno largamente impiegato tale tattica in combattimento ed i Lysowczyks risulteranno particolarmente famosi per le loro improvvise incursioni.

La cavalleria leggera può anche mettere in opera altri tipi di stratagemmi contro un nemico troppo sicuro di sé. Infatti spesso i cavalieri Kozacy fingono la rotta per incitare i loro nemici a inseguirli ed a rompere il loro schieramento. In effetti, all’epoca, non era molto facile inseguire un cavallo polacco ed il nemico finiva invariabilmente a combattere in condizioni svantaggiose contro delle unità che avevano avuto il tempo di rischiararsi ed assumere la loro migliore formazione di combattimento.

Un eccellente esempio di questa tattica é rappresentato dalla battaglia di Humienne[6], del 23 novembre 1619, dove circa 8000 cavalieri leggeri polacchi riescono a sconfiggere 7000 soldati ungheresi, composti da unità di cavalleria pesante (circa 2500 uomini), da fanteria (circa 2000) e da cavalleria leggera (circa 2500).

Per la maggior parte del tempo, la cavalleria Kozacy però non combatte da sola.

La sua funzione nell’ambito di altre unità è quello di provocare l’attacco nemico, come nel caso della battaglia di Byczyna[7] del 24 gennaio 1588, dove le sue reiterate provocazioni costringe i cavalieri mercenari tedeschi al servizio egli Austriaci, ad abbandonare le loro confortevoli posizioni sulla collina. I cavalieri tedeschi credevano di inseguire la cavalleria Kozacy, apparentemente in rotta, ma i cavalieri, fingendo la fuga, si arrestano all’improvviso, investendo i tedeschi con un nutrito fuoco e quindi manovrano per lasciare lo spazio alla carica dei loro Ussari. Con questa manovra i cavalieri tedeschi vengono annientati ed il loro successivo inseguimento torna di nuovo nella competenza dei cavalieri Kozacy.

Un altro ruolo della cavalleria leggera consiste a dare l’inizio della battaglia. Nei tempi passati le battaglie iniziavano con delle scaramucce individuali condotte fra volontari dei due campi avversi. Questi combattimenti erano molto importanti da un punto di vista del morale e servivano ad  accrescere la determinazione della parte che risultava vincente. In Polonia si era convinti che il risultato di tali scaramucce iniziali fossero anticipatori del risultato finale dello scontro. Di fatto se il primo soldato ucciso, cadendo, rivolgeva la testa verso il suo campo, questo evento era considerato un presagio funesto.

La cavalleria Kozacy del 15° e 16° secolo non ha avuto completamente la sua dovuta parte di gloria, perché é vissuta e si è sviluppata all’ombra dei prestigiosi Ussari polacchi. Ma il tempo non si ferma …. e le situazioni possono cambiare. Nei secoli seguenti, numerosi cambiamenti sul campo di battaglia, determineranno la fine della cavalleria pesante e così, mentre gli Ussari escono dalla storia, la cavalleria leggera ritorna nuovamente in auge. Ma non saranno più i Kozacy a calcare le scene, ma una nuova formazione, gli Ulani polacchi, gli eredi del loro spirito e delle loro tradizioni.

CRONOLOGIA

metà del 16° secolo: prima menzione della Cavalleria Kozacy nell’esercito polacco.

1615: I raids della cavalleria Kozacy si estendono dagli Urali al Mare Artico.

1619: Assedio di Vienna. I Cavalieri Lisowczyks , provenienti dalla Transilvania battono gli Ungheresi nella battaglia di Humienne, concorrendo in modo decisivo alla salvezza della capitale dell'Impero.

1619 - 1626: La cavalleria Kozacy prende parte alla Guerra dei 30 anni. Ad ovest, raggiungono la frontiera francese.

1648: i Kozacy prendono il nome di “Pancerni”.

1658: attraversando il mare sui loro cavali, i Pancerni conquistano un’isola chiamata Als in Danimarca.

 

[1] Il termine “Kozacy”  non deve essere confuso con quello di “Cosacco” sebbene semanticamente identico in polacco. I Cosacchi sono un popolo che vive nell’Ucraina (allora Sud est della Polonia) che può essere considerato come un unico gruppo etnico. La maggior parte di loro proviene dalla Rutenia, ma vi si trovano anche polacchi, russi ed ungheresi. Il loro modo di vita semi nomade gli accomuna molto ai Tartari, i “Guerrieri delle Steppe”.

[2] Nel 1648, scoppia la guerra civile in Polonia ed i Cosacchi guidati da Chmielnicki si ribellano contro l’aristocrazia dominante. Da quel momento le truppe della cavalleria leggera polacca da Kozacy verrano chiamate “Pancerni”, per distinguerle chiaramente dalle unità dei ribelli. Questa nuova denominazione deriva dalla successiva utilizzazione di una armatura leggera a maglia, detta “pancerz”.

[3] Nato a Wegrzynowice nel 1630 (morì nel 1701), proveniente dalla piccola nobiltà, trascorse la vita tra duelli guerre e processi con i vicini. Scrisse le "Memorie" in vecchiaia. Esse furono pubblicate solo nel 1836 in edizione integrale. Il suo linguaggio è agile e saporito, ricco di umorismo e di spontaneità: vi narra la sua vita avventurosa e gli avvenimenti storici del periodo 1656 - 1688 cui aveva partecipato personalmente

[4] I Lisowczyks sono un tipo di cavalleria Kozacy, creata nel 1607 e provenienti dall’Ucraina polacca, che si differenzia da questa solamente per il tipo della sua organizzazione interna. I Lisowczyks erano cavalieri «najemny», vale a dire che le unità possedevano un loro capitano. Tali unità, a differenza degli “zaciezny”, potevano essere ingaggiate da parte di un signore nella sua totalità, a condizione di lasciare intatta la struttura di comando (il capitano non poteva essere cambiato).

[5] Łodzia 1599 - 1655, patriota polacco, famoso comandante in capo durante le guerre svedesi (1655-1660).

[6] Località dell’Ungheria dove i Lysowczyks sconfiggono Gábor Bethlen, impedendogli di marciare su Vienna

[7] Episodio della guerra fra Polonia, guidata da Jan Zamoisky ed Austria (1587 - 1588)

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