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IACOPI DISCENDENZE E STORIA

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La Cavalleria Pesante sotto l'Impero

LA CAVALLERIA PESANTE SOTTO L’IMPERO

(pubblicato su RIVISTA di CAVALLERIA n. 10/2005 dell’ottobre 2005)

La Cavalleria francese sotto l’Impero è certamente la migliore d’Europa. I Corazzieri ed i Carabinieri ne sono le unità d’elite che si sono illustrate su tutti i campi di battaglia. Essa, a buon diritto, fa parte integrante della “epopea napoleonica”.

Vecchio Regime e Rivoluzione

La prima unità di cavalleria corazzieri appare nella storia francese nel 1665, allorché i Corazzieri del Re vengono costituiti per trasformazione del Reggimento fondato da Richelieu nel 1638. Sebbene il personale di questo reggimento porti effettivamente una corazza, la specialità continua a chiamarsi ancora Cavalleria leggera.

Con la legge del 1° gennaio 1791 ai reggimenti, oltre al nome, vengono assegnati dei numeri e la Rivoluzione che segue provoca una completa riorganizzazione della forza armata, cominciando immediatamente a far sparire tutti i nomi dei reggimenti e quindi tutto quello che può in qualche modo ricordare il Vecchio Regime. In tale contesto i Corazzieri del Re diventano l’8° Reggimento di Cavalleria.

Il periodo rivoluzionario è un’epoca di grande confusione nella struttura organica delle unità di tutte le armi, vengono formati numerosi nuovi reggimenti, altri vengono dissolti, altri ancora vengono raggruppati in nuove entità, in una sequela intricata ed interminabile di decreti. In tutta la Francia, inoltre, dei volontari formano dei Corpi, dall’esistenza effimera, le cui azioni ed il cui reclutamento sovente è fuori dal controllo dei differenti governi e soprattutto individuati con i nomi più disparati: Ussari del Nord, Cacciatori delle Ardenne, ecc.

Organizzazione della Cavalleria sotto il Consolato e sotto l’Impero

Sotto il Consolato la determinazione ed il rigore professionale di Bonaparte apporta una certa stabilità all’Armata. Il decreto del 1° Vendemmiaio dell’Anno 10 (23 settembre 1801) riorganizza la fanteria in mezze brigate e la cavalleria si compone ormai di ben 82 reggimenti: 2 di Carabinieri, 22 di Cavalleria leggera, 22 di Dragoni, 23 di Cacciatori e 13 di Ussari.

L’8° reggimento di cavalleria, al quale si viene ad aggiungere il 1°, forma la cavalleria corazzieri. Ma è il decreto del 1° vendemmiaio dell’anno 12 (24 settembre 1803) costituisce la base della vera e ben organizzata Armata napoleonica, che si metterà in luce nel periodo dell’Impero.

Le unità di fanteria riprendono la denominazione di reggimenti e la cavalleria viene riorganizzata in tre grandi specialità dai ruoli, anche se teorici, ben definiti:

Cavalleria leggera, ordinata su 10 reggimenti di Ussari e 24 di Cacciatori, destinata alla ricognizione ed all’inseguimento del nemico;

Cavalleria di Linea, ordinata su 30 reggimenti di Dragoni che devono operare a sostegno della cavalleria leggera. Nel periodo dell’Impero tale specialità sarà incrementata da reggimenti Cavalleggeri;

Cavalleria Pesante, ordinata su 2 reggimenti Carabinieri e 12 Corazzieri. Questi erano già in numero di 8 per effetto di due decreti specifici del 2 ottobre  e del 23 dicembre 1802, che avevano disposto inizialmente l’uso della corazza per i cavalieri del 2° 3° e 4° Corazzieri e quindi e quindi per il 5° 6° e 7°.

Ruolo della Cavalleria Pesante

Il ruolo di questa specialità è quello di sostenere la cavalleria leggera e di linea. Ma il compito principale della “grosse cavallerie”, come è altrimenti denominata, è quello di creare l’evento tattico fondamentale quale quello di sfondare le linee nemiche, proseguire in profondità per decidere l’esito della battaglia. Essa è votata alla carica brutale e massiccia, sia nello sfondamento della fanteria sia nelle azioni di contrattacco di cavalleria.

Contrariamente a quanto si possa immaginare le cariche della cavalleria pesante non si effettuano al gran galoppo ma piuttosto al trotto o ad un lento galoppo. Il gran galoppo nella maggior parte dei casi è adottato solo nella fase finale della carica. Di fatto era primordiale rispettare un certo allineamento in modo da accrescere lo choc dello scontro finale e soprattutto gestire bene anche i cavalli che devono avere la forza di ripetere più volte la carica. E’ a Marengo che Napoleone si convince dell’idea di costituire una cavalleria pesante capace, dopo una buona preparazione dell’artiglieria, di sfondare le linee nemiche. Infatti, dopo aver osservato le cariche dei cavalieri di Kellermann che avevano tagliato in due la fanteria austriaca e trasformato così una possibile sconfitta in vittoria, il 1° Console capisce il ruolo importante che può svolgere la cavalleria, caricando al momento giusto. Per tutto il periodo del Consolato e dell’Impero, Napoleone darà tutte le sue attenzioni a questa Specialità, rinforzandola tutte le volte che possibile. Dall’ottobre 1803, il 9°, 10°, 11° e 12° diventano reggimento di Corazzieri. Nel dicembre 1808 in Spagna viene creato il 13° reggimento ed infine nel settembre 1810 anche il 14°. Per quanto riguarda i Carabinieri è solo dopo le sensibili perdite subite a Wagram che adottano la corazza e l’elmetto con il decreto del 24 dicembre 1809.

Organizzazione dei reggimenti

Ogni reggimento di cavalleria pesante, comandato da un Colonnello, è di norma costituito da quattro squadroni, portati poi a cinque nel periodo dal 1805 – 1810. Ogni squadrone è comandato da un Capo Squadrone (battaglione) ed ha alle dipendenza due compagnie. La compagnia è di norma composta da 1 capitano, 1 tenente, 1 sottotenente, alcuni sottufficiali e da 65 a 120 cavalieri a seconda dei periodi. Dopo il decreto del 10 marzo 1807 la forza teorica di un reggimento corazzieri risulta di 41 ufficiali e 999 sottufficiali e cavalieri. I suoi effettivi comunque risultano comunque fluttuanti ed in genere inferiori alle tabelle organiche a causa delle perdite, degli ammalati, delle diserzioni ed a volte dalla lentezza delle operazioni di reclutamento.

Secondo i rapporti d’ispezione dei reggimenti di cavalleria, conservati presso l’Ufficio Storico dell’Esercito francese presso il Castello di Vincennes, nei pressi di Parigi, il 1° Corazzieri conta alla fine del 1807 (epoca d’oro per il reclutamento), 48 ufficiali e 907 sottufficiali e truppa. Alla stesa data il 1° reggimento Carabinieri ha una forza complessiva di 27 ufficiali e 979 cavalieri.

Di fatto qualche anno più tardi, dopo le dure campagne del 1809 gli effettivi sono molto più ridotti ed alcuni reggimenti non hanno più di 300 – 400 cavalieri e soprattutto un numero ridottissimo di cavalli. Nel 1805 una divisione di “grosse cavallerie” comprende due reggimenti, poi tre a partire dal 1809 e quindi 4 nel 1812, effetto delle difficoltà sempre maggiori nel reclutamento.

Armamento ed equipaggiamento

Anche se i reggimenti carabinieri e corazzieri, avevano al loro interno una compagnia d’elite, Napoleone ha sempre considerato questi reggimenti di “grosse cavallerie” come un corpo d’elite vero e proprio e li manteneva spesso in riserva. All’inizio dell’Impero l’altezza minima richiesta per divenire corazziere era di 1, 73 m. poi, col passare degli anni e soprattutto con le difficoltà di reclutamento, tale esigenza è divenuta sempre meno vincolante. La loro principale arma difensiva è la corazza. Questa è costituita da una struttura composta (petto e dossale) di ferro laminato o di ferro battuto di 2,8 mm. di spessore, allacciato all’altezza della cintura e sulle spalle per mezzo di bretelle in cuoio. Foderata di una imbottitura di cuoio pesa intorno ai 7,5 kg.. Nonostante ciò la protezione che offre è del tutto relativa. Efficace contro i colpi di sciabola, di baionetta e contro le schegge di palle a mitraglia, non lo è altrettanto contro i colpi diretti delle palle di fucile che alla distanza di 40 m. la attraversano facilmente. In più i fanti avversari preferiscono di norma attaccare i cavalli perché, una volta a terra, il cavaliere, in difficoltà nei movimenti ed appesantito dal suo equipaggiamento diventa molto più vulnerabile. L’altro elemento di protezione del cavaliere è il suo elmetto. Quello del corazziere è costituito da un casco d’acciaio ornato di un alto cimiero di ottone e di un cimiero nero, il tutto completato da una visiera di cuoio nero. Quello dei carabinieri, a partire dal 1809, viene chiamato “alla greca” ed è interamente metallico, ricoperto da una placca di cuoio giallo così come la loro corazza con l’aggiunta di un paranuca. Il cimiero è ugualmente molto alto ed è guarnito da una cresta (a forma di bruco) di crino scarlatto, dal peso complessivo di circa 2 Kg.. Pare opportuno sottolineare che in entrambi i casi l’elmetto offre una ben misera protezione e molti ufficiali sovente si lamentano della sua scarsa solidità e soprattutto del suo peso.

Il corazziere è armato di una sciabola dritta e costituisce il suo armamento offensivo principale. Il modello inizialmente quello dell’anno 9, passa successivamente (1805) a quello dell’anno 11. Quest’ultimo è lungo 0,9745 m. e pesa poco più di tre kg. Si tratta dunque di un’arma pesante destinata ad essere usata di taglio o di punta, mentre la sciabola della cavalleria leggera è ricurva ed è utilizzata soprattutto nei colpi incrociati dati di fianco. La ferita della sciabola è particolarmente temuta dal fante perché si rivela spesso mortale.

I corazzieri come i carabinieri ricevono ugualmente due pistole del modello dell’anno 9 o dell’anno 12, del calibro di 17 mm. ed a partire dal 1812 un moschetto con baionetta.

Riguardo l’uniforme il corazziere porta l’uniforme blù, col bavero (Retroussis) del colore reggimentale, ornato di granate blù, con tasche lunghe e spalline a frange scarlatte. Il carabiniere porta, sempre a partire dal 1809, l’uniforme bianca con il colore distintivo blù cielo. Le brache corte sono in pelle di montone o in daino e gli stivali, detti “alla cavallerizza”, coprono fino al ginocchio.

Si può immaginare l’effetto prodotto sulla fanteria nemica da una carica di una divisione, composta da 2 – 3 mila cavalieri, con elmetto e corazze scintillanti. I “gros frere” della fanteria francese provocano panico nelle file nemiche e l’effetto psicologico gioco un ruolo non trascurabile nel successo delle cariche.

Gli altri Eserciti

Sotto l’Impero, in Europa, la cavalleria francese è quella che dispone del maggior numero di reggimenti corazzieri. Anche gli altri eserciti hanno evidentemente la loro cavalleria pesante, ma nessuna risulta così potente e protetta come quella francese. La cavalleria austriaca, ad esempio, dispone di appena 8 reggimenti corazzieri che portano un elmetto ma non una corazza Sono anch’essi armati con una sciabola diritta più pesante e più lunga di quella della cavalleria leggera.. La cavalleria pesante russa  ha 6 reggimenti di corazzieri con elmetto e senza corazza. L’adozione di una corazza in ferro brunito viene introdotta solo a partire dal 1812. La “grosse cavallerie” prussiana conta fra i suoi effettivi dei corazzieri dalla uniforme bianca senza corazza.

Solo la cavalleria pesante inglese dispone di altrettanti reggimenti di quelli francesi, 16 in totale, ma in questo caso anche loro hanno l’elmetto ma non la corazza. Fra le cavallerie alleate dell’Impero, talune dispongono di cavalleria pesante. Il loro equipaggiamento risente completamente dell’influenza francese. La cavalleria della Westfalia ha in linea due reggimenti di corazzieri largamente simili a quelli francesi, con la sola differenza che la corazza è solo una mezza corazza che copre solo il petto.

Gli ufficiali

Se la cavalleria francese è fra le migliori d’Europa, ciò lo deve in gran parte al valore dei suoi ufficiali. La maggioranza degli ufficiali colonnelli comandanti di reggimenti corazzieri e carabinieri, consegue il grado di generale di brigata e persino di divisione. Sono in genere degli eccezionali comandanti, amati dai loro uomini, veterani delle campagne della rivoluzione, la cui carriera è l’effetto di prove sul campo di battaglia e della loro esemplare preparazione professionale. Fra i comandanti divisionari della cavalleria pesante più conosciuti sono da citare D’Hautpoul e Nansouty.

Jean Joseph Ange d’Hautpoul, nato nel 1754 da una famiglia della nobiltà di Linguadoca, comincia la sua carriera militare nel 1777 come cadetto gentiluomo presso il reggimento di Linguadoca. Al momento della rivoluzione è già comandante di reggimento e sfugge alle proscrizioni del Terrore grazie all’intervento dei suoi uomini e riesce a conservare persino il comando. Ferito ad Altenkirchen nel 1796, diviene generale di divisione ed ispettore della cavalleria. Nel 1805, al comando di una divisione di corazzieri, si illustra ad Austerlitz, sloggiando le truppe del principe di Lichtenstein. Ricopre un ruolo di primo piano anche nella battaglia di Jena e muore in combattimento nel febbraio 1807, a 53 anni, nel corso della famosa carica di Eylau.

Etienne Marie Champion de Nansouty, nasce a Bordeaux nel 1768. Come d’Hautpoul comincia la sua carriera sotto l’Ancienne Regime. Allievo della Scuola di Brienne e quindi della Scuola Militare di Parigi possiede una rimarchevole preparazione militare. Nel 1792 riveste il grado di tenente colonnello. Durante la rivoluzione combatte principalmente sulla fronte del Reno, ottenendo nel 1799 la promozione a generale di brigata e quindi generale di divisione nel 1803. Dal 1805 comanda al 2^ Divisione di corazzieri e partecipa a tutte le grandi battaglie dell’Impero: Ulma, Austerlitz, Eylau e Friedland nel 1807, quindi Essling e Wagram nel 1809. Durante la campagna di Russia viene ferito nella battaglia della Moscova. Nel 1813 combatte a Dresda e Lipsia e viene nuovamente ferito ad Hanau e l’11 febbraio 1814 carica alla testa della cavalleria della Guardia Imperiale a Montmirail. La sua carriera prosegue sotto la Restaurazione, divenendo Aiutante di Campo del Conte d’Artois e muore, minato dalla fatiche delle guerre, a 47 anni il 12  febbraio 1815.

Fra gli altri ufficiali, meno conosciuti, ma certamente non meno valorosi, almeno due vanno ricordati:

 Claude Louis Chouard, nato a  Strasburgo nel 1771, entra nel Corpo di Artiglieria nel 1789. A 21 anni, nel 1792 passa nelle file del 9° Cavalleria con il grado di sottotenente. Nel 1801 diviene Comandante di battaglione nel 1° Carabinieri e dal 1805 comanda, da colonnello, il 2° corazzieri, venendo promosso generale nel 1811. Nonostante una sensibile miopia, dimostra il suo valore in diversi campi di battaglia: Austerlitz, dove viene ferito, a Ratisbona nel 1809 e Wagram nel corso della quale gli vengono uccisi due cavalli. Napoleone lo nomina Barone dell’Impero nel 1808 e Commendatore della Legion d’Onore. Ritiratosi a vita privata nel 1833, muore a Nancy nel 1843.

François Etienne Kellermann, figlio del vincitore di Valmy, nasce a Metz nel 1770. Orientatosi inizialmente alla diplomazia, segue l’ambasciatore francese negli Stati Uniti da dove rientra in patria per partecipare alla Campagna d’Italia. La carica di cavalleria di Marengo lo rende celebre. Viene molto rapidamente nominato generale di divisione e partecipa alla campagna del Portogallo. Partecipa con grande rilievo alle campagne del 1813 e del 1814 ed a Waterloo si mette in luce per le reiterate coraggiose cariche di cavalleria, alla testa dei suoi corazzieri, contro un nemico numericamente superiore. Continua la sua carriera anche con la Restaurazione e muore nel 1835.

 

I Combattimenti

La cavalleria pesante francese ha spesso giocato un ruolo determinante nell’esito delle battaglie dell’Impero. Durante la campagna di Polonia del 1806 – 7 le cariche di cavalleria sono state fra le più spettacolari e più determinanti. Verso la fine del 1806 infatti la Prussia, inizia le ostilità con il sostegno della Russia. Napoleone prende immediatamente il sopravvento e si spinge profondamente in territorio polacco, allora prussiano, verso il quale convergono due armate russe. Il Bonaparte dirige un parte delle sue forze verso il nord sotto il comando di Lannes e l’altra parte viene inviata a sud sotto la guida di Murat. Quest’ultimo entra a Varsavia il 1° dicembre 1806 e Napoleone lo segue il 18 seguente. I Russi si ritirano distruggendo il ponte sulla Vistola. Ma l’armata del nord, specialmente con Ney, si spinge troppo in avanti e le truppe russe di Bennigsen arrivano a minacciare il fianco delle forze francesi. Napoleone reagisce con prontezza, pianificando una manovra di accerchiamento. Bennigsen, prudente e fedele alla  vecchia strategia russa, ripiega, venendo però intercettato in due combattimenti di retroguardia a Allestein ed Hoff, piccolo borgo poco distante da Eylau. Quest’ultima località riveste una importanza particolare, perché vi si trova un piccolo ponte di legno, unico punto di passaggio che consente l’attraversamento di un fiume e quindi la prosecuzione dell’inseguimento dei Russi. E’ proprio nei pressi di questo ponte che la retroguardia russa decide di prendere posizione con 12 battaglioni di fanteria rinforzata da cavalleria. Il grosso dell’armata francese è ancora lontano quando Napoleone chiede a Murat di forzare il passaggio con la cavalleria. Inizia l’azione la cavalleria leggera che, però, viene spazzata via dalla reazione russa. Tocca poi ai dragoni tentare l’azione con scarsi risultati. A questo punto Napoleone chiede l’intervento dei corazzieri d’Hautpoul. La cavalleria pesante conduce la carica ad un galoppo molto lento ed in circa un’ora tutti i battaglioni russi vengono sconfitti. Qualche giorno più tardi, il 7 febbraio 1807, sono ancora i corazzieri d’Hautpoul a sloggiare una concentrazione di fanteria sul pianoro di Ziegelhof. Il giorno dopo infine i due eserciti si scontrano ad Eylau, Alle 6 del mattino i Russi attaccano e conquistano il villaggio di Eylau. Alle 9 Davout entra in azione ma poco dopo incontra in serie difficoltà. A questo punto Napoleone ordina ad Augereau di attaccare il centro dello schieramento russo, ma una violenta tempesta di neve disorienta l’azione dei Francesi che sono poi decimati dalla potente artiglieria russa. Viene allora aperta una breccia di 1500 m. nello schieramento francese nella quale si gettano di slancio 4 mila granatieri russi. Napoleone chiama nuovamente in causa al cavalleria nel combattimento, dando luogo alla più celebre carica del periodo dell’Impero. 80 squadroni (battaglioni) per l’equivalente di circa 10 mila cavalieri, partono alla carica alla guida di Murat. I prima linea si trovano i dragoni di Grouchy, subito dietro i 24 squadroni corazzieri d’Hautpoul ed in coda i dragoni di Milhaud. I Russi sono respinti con sensibili perdite. Per ben due volte le loro due linee di difesa sono attraversate dalla cavalleria francese ma, nonostante tutto, alla fine della giornata l’arrivo dei rinforzi prussiani contribuisce a stabilizzare la fronte e consente ai Russi di tenere la posizione.

Durante tutta questa campagna il ruolo della cavalleria è stato fondamentale. Diverse volte ha sfondato le linee nemiche, costringendo l’avversario a ritirarsi oppure a salvato delle situazioni critiche se non addirittura compromesse.

Alla Moscova il 7 settembre 1812, durante la battaglia per la conquista di Mosca, il ruolo della cavalleria pesante è decisamente fuori norma. Se il suo impiego, da copione, permette di inchiodare il nemico, questa volta riesce anche a conquistare il principale punto di difesa dei Russi, la Grande Ridotta. Di fatto, dopo una preparazione di artiglieria, la divisione Vatier de St. Alphonse, composta dal 5° ed 8° corazzieri, attacca la ridotta sul fianco sinistro col sostegno dei carabinieri di Defrance. I Cavalieri riescono a penetrare dentro il bastione, sciabolano gli artiglieri, sgominandoli e sono subito dopo raggiunti dalla fanteria che provvede all’occupazione stabile della posizione.

Sotto l’Impero Napoleone non cessa di lodare la sua cavalleria pesante ed in particolare scriverà a Berthier: “i carabinieri ed i corazzieri sono da soli in condizione di creare l’evento decisivo, per mezzo del loro urto massiccio e brutale. I corazzieri sono più utili di qualsiasi altra specialità della cavalleria” ..

Dopo il 1° Impero

Il ruolo della cavalleria pesante non subirà variazioni sensibili fino al 1914, anche se segnali chiari di una sua obsolescenza erano già venuti dai conflitti della fine del 1800. Alla vigilia della 1^ Guerra Mondiale, l’aspetto dei corazzieri é sempre lo stesso. I cavalieri che caricano nel 1870 a Reichshofen o quelli che si dirigono verso la Marna rassomigliano molto ai loro antenati dell’Impero. La guerra delle trincee e le mitragliatrici divengono però fattori fatali per i cavalieri che, insieme ai loro cavalli, scompaiono progressivamente e quasi definitivamente dalla scena delle guerre moderne. Nondimeno non scompare dal campo di battaglia il principio della necessità di disporre di unità mobili e ben protette, in grado di sfondare le linee avversarie e di sfruttare a fondo il successo. Nel corso della 2^ Guerra Mondiale, in Francia, il nome di corazzieri rimane comunque affidato ai reggimenti di corazzieri delle divisioni blindate, i cui veicoli hanno, in questo caso, rimpiazzato i cavalli.

Bibliografia

Camon Hubert, Le guerre napoleoniche, Parigi, 1997;

Muir Rory :  Tatics and the experience of battle in the age of Napoleon, New Haven, Yale University Press, 1998;

Rothemberg Gunther E. : Les guerres napoleoniennes 1796 - 1815, Parigi, 2000;

Tulard Jean :  La Grande Armée  

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