Le prime tre Crociate,
ovvero il preambolo al 1204
(Pubblicato su Impero Bizantino di ottobre 2003)
Vero scontro fra civiltà musulmana ed occidentale, le crociate mettono anche in evidenza il profondo fossato ideologico esistente fra i valori dei Cristiani d'Occidente e quelli d'Oriente.
L’invito di Papa Urbano 2° ai Cristiani alla crociata contro i mussulmani per la Liberazione del Santo Sepolcro ha provocato nell’Europa Occidentale una reazione ed una partecipazione certamente fuori del comune e, anche se molti studi hanno cercato di analizzare le condizioni sociali, economiche e spirituali della società dell’epoca, per poterne esplicitare le ragioni profonde di un tal evento, in concreto risulta impossibile spiegare compiutamente il le ragioni profonde di tale fenomeno.
All’indomani dell’invito di Clermont Ferrand, ben quattro eserciti furono creati per andare a scacciare gli “Infedeli” dai Luoghi Santi. Prima di tutti quello di Raimondo di S. Gilles a Tolosa, poi quello dei Fiamminghi e dei Renani della Bassa Lotaringia, al comando di Goffredo di Buglione; quello dei signori franchi guidato da Ugo di Vermandois ed infine quello composto dai Normanni dell’Italia del Sud e di Sicilia, capitanato da Beomondo di Taranto e da suo nipote Tancredi.
Oltre a questi eserciti regolari, dei quali alcuni signori della guerra, specie i Normanni, erano mossi dal desiderio di crearsi dei veri stati sovrani in Oriente, si mobilita anche un vero e proprio esercito popolare eterogeneo che, nella primavera del 1096, si mette in movimento, sotto l’azione di Pietro l’Eremita
Un esercito di mendicanti senza capi
Certamente la marcia di questi crociati non avviene senza danni collaterali, tenuto conto del fatto che era molto difficile tenere sotto controllo una massa così imponente e che soprattutto occorreva un sostegno logistico considerevole, anche solo dal punto di vista del semplice rifornimento di viveri. In tali condizioni l’avanzata di questa moltitudine risulta costellata da numerosi eccessi. Gli esecrabili massacri d’ebrei in Renania, i saccheggi in Ungheria e nell’Impero bizantino sono fra gli episodi che hanno fatto storia ed hanno marcato l’immaginario collettivo di chi li ha subiti. Un tale comportamento contro gli Ebrei potrebbe trovare una spiegazione anche alla luce delle logiche della società dell’epoca: gli Ebrei sono, in effetti, i responsabili della Morte di Cristo ed il tema del popolo ebreo deicida era, infatti, un argomento molto forte nella Chiesa Cattolica del tempo. D’altronde la crociata aveva sollevato un tal entusiasmo contro gli Infedeli che il primo infedele da eliminare non doveva necessariamente trovarsi a Gerusalemme …. In tale contesto il Giudaismo viene a pagare un forte tributo alla prima crociata, tanto che alcune comunità ebraiche furono portate a considerare queste vere e proprie persecuzioni come i dolori del parto dell’atteso Messia. Questi movimenti messianici orientali, giudei ed essenzialmente bizantini poi, dopo la conquista di Gerusalemme, peraltro ben noti dai Cristiani, contribuiscono peraltro a rinforzare l’ardore dei Crociati. Di fatto i Crociati danno a questi movimenti un’interpretazione abbastanza sorprendente: se i Giudei annunciano il prossimo arrivo del loro Messia, questo dimostra che la Parusia[1] di Cristo è imminente e ne concludono che lo sforzo che stanno conducendo è doppiamente meritorio.
Quando la Crociata popolare arriva nell’autunno 1096 a Costantinopoli, l’Imperatore Alessio 1° Comneno è abbastanza preoccupato: a conoscenza delle esazioni e delle vessazioni contro i Giudei, dei saccheggi in Ungheria e nei territori dell’Impero, non riesce a comprendere il fenomeno e s’interroga sui motivi di un tale esodo. Indubbiamente il concetto di Crociata è una categoria di pensiero sconosciuta per la civiltà bizantina e le relazioni che questa intrattiene con il mondo mussulmano, inizialmente conflittuali, si sono trasformate con il tempo in rispetto reciproco fra Turchi, Arabi e Bizantini. Per converso i Cristiani d’Occidente sono considerati dai Bizantini come Barbari e piuttosto pericolosi per l’integrità dell’Impero.
Dopo qualche tempo Alessio 1° decide, su richiesta dei Crociati, di far passare la crociata popolare in Anatolia sulla riva asiatica del Bosforo, fornendo loro delle guide e dando persino dei buoni consigli per affrontare i Turchi. Malgrado ciò questa massa di indisciplinati nulla può contro l’esercito turco che infligge loro due duri rovesci; il resto delle forze sconfitte supplica quindi l’imperatore di poter rientrare in territorio bizantino: di fronte a quest’insuccesso, occorreva nel campo cristiano individuare, in qualche modo, un responsabile e dato che la Crociata era una impresa santa, Dio non poteva aver punito i suoi soldati. Ovviamente il male non poteva che provenire da Bizanzio, tanto più che è ben noto in Occidente che i Greci sono delle persone furbe, eretiche, degenerate e perfide.
Qualche tempo dopo, l’arrivo a Bisanzio degli eserciti regolari mette Alessio 1° in una posizione veramente scomoda e difficile: da un lato aveva bisogno di limitare al massimo le esazioni di queste nuove orde di barbari nel suo Impero, ma allo stesso tempo aveva anche l’insperata opportunità di impiegare questo temibile strumento contro i conquistatori turchi, divenuti sempre più minacciosi. Alla fine, dopo una lunga serie di laboriosi negoziati, i baroni franchi accettano di diventare vassalli dell’Imperatore, ad eccezione di Raimondo di S. Gilles e s’impegnano sia a restituire a Bisanzio tutti i territori dell’Anatolia, eventualmente riconquistati ai Turchi e prima appartenuti all’Impero, come anche di rimettere al potere bizantino anche le nuove terre conquistate.
La creazione dei principati di Edessa e di Antiochia
Non appena riuniti tutti gli eserciti a Costantinopoli, questi passano in Anatolia, conquistano Nicea e quindi iniziano una lunga e penosa marcia fino al Regno armeno di Cilicia. Questa dura prova viene ricompensata dall’arrivo in Cilicia dove gli Armeni, Cristiani Gregoriani[2], accolgono i Crociati come un’armata di liberazione: ma è solo a partire dall’attraversamento del Tauro, frontiera naturale fra l’Anatolia ed il Medio Oriente, che cominciano a trapelare nettamente le ambizioni personali dei vari comandanti crociati. In tale contesto Thoros, Principe Armeno di Edessa, decide di adottare Baldovino di Fiandra (Boulogne), allo scopo di assicurarsi un aiuto militare franco, indispensabile per la sopravvivenza del suo regno. Ma il tapino viene quasi subito dopo ucciso durante una sommossa e Baldovino gli succede al potere, diventando così Conte di Edessa; questi pacifica tutta la regione nel marzo 1098 e fonda in tal modo il primo stato latino d’Oriente.
A questi fatti segue il lungo assedio d’Antiochia, fra il 20 ottobre 1097 ed il giugno 1098. Di fronte ad una fortezza dalle dimensioni decisamente straordinarie per i Franchi d’Occidente, i Crociati iniziano un assedio, la cui strategia consiste nell’affamare la popolazione, fra la quale si trovano numerosi Armeni e Siriani Giacobiti[3]. Allo stesso tempo, un esercito di rinforzo mussulmano viene organizzato a Mossul, sotto il comando di Kerbogha, che raggiunge la città appena due giorni dopo la sua resa. In tale contesto i soldati di Cristo diventano da assedianti degli assediati e per risolvere rapidamente il problema decidono allora di attaccare le truppe di Kerbogha, che sbaragliano, aprendosi in tal modo la via di Gerusalemme.
Il periodo che segue la presa d’Antiochia è tratteggiato più dagli interessi personali che dai sentimenti religiosi, che si concentrano interamente sulla questione di sapere a quale barone franco apparterrà la città, appena conquistata.
Alla fine il normanno Beomondo di Taranto riesce a vincere la partita, facendo valere il fatto che, per la sua furbizia, egli è riuscito distogliere e deviare le truppe bizantine in altra direzione, impedendo loro di partecipare alla conquista della città.
In ogni caso Antiochia verrà per lungo tempo reclamata dall’Imperatore bizantino e rimarrà comunque un punto di dissenso fra i Franchi e Bisanzio.
Ma mentre i grandi sperano di ritagliarsi un regno in Oriente, gli umili si augurano di continuare il più presto possibile l’impresa ed un anno più tardi la spedizione riprende la marcia.
L’avanzata viene facilitate dal frazionamento dei regni della regione che non sono in grado di resistere alla potenza delle forze crociate. Passando per la valle dell’Oronte, i soldati di Cristo raggiungono il litorale del Monte Libano. Finalmente dopo numerose battaglie e sofferenze d’ogni sorta essi arrivano nel 1099 davanti a Gerusalemme.
Nel momento in cui l’obiettivo della spedizione sembra ormai a portata di mano, i Crociati ritrovano davanti a questa nuova fortezza gli stessi problemi incontrati durante l’assedio di Antiochia: carenza di macchine da guerra per assediare il nemico.
I Crociati decidono allora di fare penitenza e di attaccare il 13 giugno: ma il tentativo sarà un fallimento per mancanza di scale sufficienti consentire di salire sui bastioni delle mura. L’assedio si mette al peggio. La mancanza di viveri e d’acqua produce notevoli vuoti negli effettivi dei Crociati e devono la loro salvezza al passaggio d’alcuni battelli genovesi ed inglesi che riescono a procurare loro del legno e del materiale di carpenteria.
Questo insperato miracolo ridà morale alle truppe, ormai ridotte a 12 mila uomini. Per propiziare la vittoria finale viene decretato un digiuno pubblico l’8 luglio, seguito da una processione a piedi nudi intorno alla città, alla guida del clero.
“Dio lo vuole” ed il 10 luglio i Crociati danno l’assalto finale e superando le muraglie il 15 seguente, conquistano la città.
Il massacro sistematico dei Giudei e dei mussulmani della città deve essere certamente interpretato come una catarsi: dopo circa tre anni d’avventure in un ambiente ostile, di privazioni, di sofferenze, dove il pericolo è stato onnipresente, dopo un assedio che poteva finire in un disastro e soprattutto sotto la spinta di un sentimento religioso esacerbato, i Crociati si dedicano a questa impietosa carneficina, che contribuirà non poco a segnare le coscienze del tempo, sia Cristiane sia mussulmane o ebree.
Crociata di supporto e costituzione di uno stato franco
Alla conquista della città segue un periodo dedicato alla fondazione del Regno di Gerusalemme: alla sua testa, Goffredo di Buglione, che rifiuta il titolo di Re, per quello di Protettore (Avvocato) del Santo Sepolcro, mentre il suo omologo religioso, Daimberto, Vescovo de Pisa, diviene Patriarca di Gerusalemme. Durante questo periodo, fra il 1100 ed il 1101, la crociata continua ad essere predicata e ben tre eserciti si mettono in marcia per la Terra Santa, scegliendo come itinerario la via di terra. Purtroppo le truppe non arrivano a superare l’Asia Minore, poiché i Turchi, informati del loro arrivo non subiscono più l’effetto sorpresa della prima crociata e si alleano fra di loro per scongiurare il pericolo: la via di terra per l’Anatolia è definitivamente interrotta. Le crociate di rinforzo vengono organizzate per poter rimediare ai vuoti lasciati dalla partenza della maggior parte dei “buoni pellegrini”, che dopo la conquista di Gerusalemme, rientrano alle loro case, lasciando a difesa del nuovo stato appena 200 cavalieri e 1000 fanti.
In tale situazione la sopravvivenza del Regno di Gerusalemme diviene precaria sin dalla sua fondazione. Tuttavia due fattori vengono a contribuire al suo consolidamento. Prima di tutto le flotte delle repubbliche marinare italiane che, dominando la flotta egiziana, contribuiscono anche alla conquista d’alcune città siro - palestinesi. Successivamente, all’arrivo e per certuni, l’installazione dei pellegrini a Gerusalemme, innesca un forte movimento di migrazione spontanea.
Il Regno di Gerusalemme riesce pertanto a sopravvivere, nonostante un ambiente ostile, grazie anche all’abilità di due re di qualità: Baldovino 1° e Baldovino 2°, che riescono ad estendere i loro territori in modo da formare uno spazio vasto ed omogeneo. Da questa prima esperienza si possono comunque trarre diversi ammaestramenti che verranno sistematizzati come punti di forza e di debolezza.
Punti di forza
In primo luogo la forza dei Franchi risiede nella loro unità di fronte alle difficoltà, essenzialmente militari, che li tengono impegnati. In effetti e fino al 1130, le forze mussulmane organizzano diversi tentativi di riconquista, che per poco non hanno successo. Ma i mussulmani per lungo tempo divisi tra di loro, solo a partire dal 1110 cominciano a presentare un fronte comune d’azione, epoca in cui il Sultano di Persia incarica l’emiro di Mossul, Mawdud, di attaccare i Franchi con l’appoggio degli emirati di Khelat, di Mayafariqin e di Dyarbakir: la spedizione provoca gravi danni e molti lutti ma non riesce a riconquistare la Contea di Edessa.
Lo stesso Mawdud nel 1111 si allea con l’emiro di Damasco ed una volta congiunte le sue forze nella città siriana viene assassinato da un attentato da un ismailita[4] della Setta degli Assassini.
L’esercito franco subisce ugualmente altre sconfitte, come quella d’Atareb del 1119, dove viene quasi annientato ed ucciso il suo comandante, Ruggero di Salerno. Nel 1122 Balak, emiro di Dyarbakir, riesce a far prigioniero in battaglia Jocelin, conte di Edessa e quindi Baldovino 2°, ma alla fine viene a sua volta ucciso poco tempo dopo a Manbij. Nel corso di queste ripetute operazioni emerge l’immagine di un regno cristiano d’Oriente unito ma fragile e dall’avvenire precario.
Durante le tregue le relazioni fra emiri turchi o arabi ed i Franchi sono improntate al reciproco rispetto, tanto più che questi piccoli emirati indipendenti vedono un pericolo maggiore nell’espansione del sultanato selgiuchida[5] piuttosto che nei latini, che, sebbene nuovi, arriveranno forse ad integrarsi.
Punti di debolezza
In definitiva anche se il regno latino di Gerusalemme appare forte, la sua struttura risulta minata da numerose debolezze endemiche. Le città italiane, ad esempio, traggono il massimo profitto dai vantaggi connessi con gli statuti che concedono loro numerosi privilegi economici. In tal modo Veneziani, Genovesi e Pisani si arricchiscono notevolmente e legalmente a danno di un regno, che è sempre a corto di risorse e che dal commercio trae solo minimi vantaggi. Un'altra debolezza del Regno Latino è rappresentata dalla sua struttura sociale. I Franchi costituiscono una minoranza in un territorio a maggioranza mussulmana e pertanto non esiste a livello locale alcuna solidarietà fra le differenti popolazioni. Parallelamente i ripetuti tentativi di riavvicinamento fra la Chiesa Cattolica Romana ed i Cristiani d’Oriente si sono conclusi con un insuccesso ad eccezione della Chiesa Maronita[6], che nel 1182 proclama l’unione delle Chiese. Questo atteggiamento molto spesso orgoglioso nei riguardi del cristianesimo orientale, giudicato eretico, spiega perché i Cristiani d’Oriente si sono a volte alleati a Nur ed Din e successivamente al Saladino. Altri fattori di debolezza vanno individuati nei grandi signori feudali, nei Templari e negli Ospedalieri, che costituiscono una forza politica notevole che limita e condiziona quella del Re e che perseguono, a volte, interessi particolari non coerenti o a danno della politica generale del regno.
Da ultimo si viene a determinare una differenza culturale irriducibile che oppone i Franchi nati nel regno, chiamati “Poulains”, ai signori venuti dall’Europa che non riescono a capire questa generazione orientalizzata, mentre i Poulains giudicano questi Franchi europei come dei barbari che rifiutano di capire l’ambiente nel quale hanno deciso di vivere.
La seconda crociata
Gli anni 1130 1140 rappresentano un momento fondamentale della storia della regione. Zengi, figlio di un luogotenente turco, conosciuto per la sua mancanza di raffinatezza e delle sue maniere brutali, diviene emiro di Mossul e intraprende una politica tendente ad imporre il suo potere sul Sultanato di Persia e sul Califfato Abbasside di Bagdad. Il suo esercito arriva a conquistare il Regno di Edessa nel 1144 e nel 1149 ottiene una grande vittoria ai danni di Raimondo di Poitiers, che perde così la maggior parte del suo Principato di Antiochia. La politica di Zengi riesce a riunificare la Siria mussulmana, ma occorrerà attendere il regno di suo figlio Nur ed Din, perché i suoi progetti contro gli stati franchi d’Oriente possano compiersi.
E’ proprio all’annuncio della caduta di Edessa che viene organizzata la 2^ Crociata da parte di Luigi 7° Re di Francia e dall’imperatore tedesco Corrado 3°. La crociata viene predicata in particolare da S. Bernardo di Chiaravalle. Avendo scelto di raggiungere la Terra Santa per via di terra attraverso l’Anatolia, il contingente iniziale di 25 mila uomini, giunge in Siria praticamente decimato e ridotto ad appena 5 mila uomini.
Luigi 7°, da parte sua, al suo arrivo in Siria nel 1148, piuttosto che ascoltare i buoni consigli di Raimondo di Poitiers che lo consigliava di marciare direttamente su Nur ed Din verso Aleppo, si dirige invece a Gerusalemme, dove prende la decisione di attaccare Damasco, senza successo. L’evidente fallimento della spedizione convince Corrado 3° di rientrare in Europa senza gloria nel settembre 1148, mentre Luigi 7° è costretto ad adottare la stessa decisione sei mesi più tardi.
La terza crociata
La nuova spedizione viene organizzata a seguito della notizia della conquista di Gerusalemme da parte del Saladino. Saladino era riuscito a unificare l’Egitto e la Siria, ma per conseguire tale obbiettivo aveva dovuto a lungo combattere contro gli Zengidi ed i Franchi. A partire dal 1180 il suo esercito si impossessa sistematicamente dei territori del regno in una serie di spedizioni annuali. Questo stesso anno i Franchi ottengono una tregua che viene però violata da parte di Renato di Chàtillon, Signore di Transgiordania, un personaggio avventuriero, violento, irascibile ed impulsivo, che tenta con un colpo di mano di impossessarsi d Medina. Per reazione il Saladino denuncia la tregua e nel 1183 conquista Aleppo. Durante questo periodo Renato continua nel perseguimento dei suoi folli progetti privati, tentando persino di far passare delle navi a dorso di dromedario nel Mar Rosso. A seguito di questo exploit egli saccheggia diversi porto arabi ed egiziani e si rivolge, quindi, in direzione di Medina. Per rappresaglia il Saladino fa massacrare le truppe dell’imprudente e facinoroso feudale, acquisendo in tal modo la fama di eroe e difensore dei Luoghi Santi dell’Islam.
Il Saladino nel 1183 devasta la Galilea e si impadronisce di diverse piazzeforti: i Franchi ben inferiori di numero non hanno altra scelta che subire sino al 1185, quando i due contendenti firmano di nuovo una tregua di quattro anni. Ma il regno latino è ormai dilaniato da divisioni e da forti divergenze fra i grandi del regno che, in occasione della crisi di successione, porteranno alla sua definitiva rovina.
Nel 1187 Renato di Chatillon rompe nuovamente la tregua attaccando una carovana che si recava alla Mecca e per reazione il Saladino proclama la Guerra Santa (Jihad[7]) come lo avevano fatto prima di lui Zengi e Nur ed Din. L’esito di questa nuova spedizione sarà esiziale per il regno latino il cui esercito sarà massacrato ad Hattin nel luglio 1187 e che il 2 ottobre seguente perderà definitivamente Gerusalemme.
Nel frattempo arrivano dall’Europa dei piccoli contingenti di Frisoni, Sassoni, Normanni, Danesi e Fiamminghi ed il Re di Gerusalemme Guido di Lusignano, decide nel frattempo di assediare Acri.
Nello stesso periodo, nel 1888, l’imperatore tedesco Federico Barbarossa, con al seguito un numeroso esercito decide di percorrere la via anatolica e riporta una importante vittoria campale sul Sultano di Iconium (Konya?). Purtroppo l’imperatore muore poco tempo dopo annegato nel fiume Salef in Cilicia. Due anni più tardi gli eserciti francesi ed inglesi, comandati da Filippo Augusto e Riccardo Plantageneto, Cuor di Leone, si imbarcano per la Terra Santa, conquistano l’isola di Cipro e riescano a far capitolare Acri nel luglio 1991. Rimasto solo in Terra Santa, per la defezione di Filippo Augusto rientrato in Francia, Riccardo d’Inghilterra risolve la disputa dinastica che travaglia il regno latino ed alla testa un forte esercito batte le forze del Saladino ad Arsuf (14 settembre 1191) ed a Giaffa (agosto 1192). Le sue vittorie non possono però essere adeguatamente sfruttate con la riconquista di Gerusalemme, perché l’esercito crociato non può allontanarsi troppo dalle coste per non correre il rischio mortale di mancare di rifornimenti. Il Saladino da parte sua non è in condizione di riorganizzare adeguatamente un esercito e davanti a questo stato di cose i contendenti decidono di concludere una pace.
In definitiva i Franchi ottengono il litorale da Tiro a Giaffa che viene organizzato in regno, ma allo stesso il sogno di fondare uno stato cristiano a protezione di Gerusalemme, sfuma definitivamente qualche anno dopo la terza crociata.
In ogni caso nello spirito e nell’immaginario collettivo dell’Occidente rimarrà comunque la convinzione che le sconfitte subite e la perdita di Gerusalemme non sono state altro che il frutto della perfidia e dei ripetuti tradimenti dei greci di Bisanzio, preparando così terreno fertile per la quarta Crociata e gli avvenimenti del 1204, che porteranno alla fine dell’Impero greco - bizantino.
[1] Il ritorno di Cristo nel tempo dell’Apocalisse
[2] Dipendenti dalla Chiesa d’Armenia, la cui origine risale a Krikor, Capo Supremo della Chiesa Armena, conosciuto anche sotto il nome di S. Gregorio l’Illuminatore (VI s.); aderenti al monofisismo dal 451
[3] membri della Chiesa siro - ortodossa d'Antiochia
[4] Nome dato ai membri di una setta mussulmana che si forma all’interno dello Sciismo alla fine dell’8° secolo
[5] nomadi originari della regione del lago d'Aral, i Selgiuchidi hanno fatto irruzione dall’Asia centrale, spazzando sul loro cammino il Turkestan, per poi invadere molto rapidamente i territori islamici dal Mediterraneo all’Asia Minore, particolarmente sotto la guida di Toghrul Bey, fondatore della dinastia selgiuchide (1038 - 1194) e dei suoi successori fra i quali Alp Arsaln et Malik Shah.
[6] La Chiesa siro - maronita ha visto la nascita nella diocesi d’oriente dell’impero romano bizantino; questa ha giocato un ruolo primordiale agli inizi del Cristianesimo. Stabilitasi nel Libano, nell’8° secolo, a seguito di una divergenza con il basileus Giustiniano 2°, si rende indipendente
[7] Guerra Santa. Questa concetto deriva dal Corano e può essere interpretata, sia come una guerra interna per il miglioramento di sé stessi, sia può costituire un prétesto religioso per légittimare una conquista con la scusa di sottomettere gli infedeli alla volontà di Allah.