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IACOPI DISCENDENZE E STORIA

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S. Giacomo di Compostella esce … dalla sua conchiglia

SAN GIACOMO di COMPOSTELLA

esce … dalla sua conchiglia

(stampato sul Bollettino SUBASIO di Assisi n. 3/16 del settembre 2008)

Dopo la scoperta, nel 9° secolo, delle reliquie dell’apostolo di Gesù in questa città della Galizia, migliaia di cristiani, provenienti da tutta Europa, attraversano i Pirenei. In meno di due secoli, la superficie del santuario si moltiplica per dieci. Una fama miracolosa … che si riverbera soprattutto nello sviluppo del commercio regionale.

Chi è dunque questo grande e potente personaggio che i cristiani vengono in massa ad implorare, da entrambi i lati dei Pirenei ?” Si tratta di S. Giacomo “l’apostolo del nostro Signore e Salvatore, il cui corpo è stato sepolto in Galizia e che tutti i paesi della cristianità: Francia, Inghilterra, Italia ed, in primo luogo, la Spagna, venerano come loro santo patrono e protettore. Spesso la moltitudine di quelli che vanno e vengono sulla strada dell’Occidente é talmente importante che, a volte, vi si trova appena lo spazio per avanzare”.

Con tali parole gli ambasciatori dell’emiro Alì Ben Yussuf (1106-1142) riferiscono al loro padrone, pervasi di ammirazione, dopo essersi recati a S. Giacomo di Compostella.

Giacomo, fra tutti i discepoli che accompagnano Gesù, appartiene al gruppo degli intimi e risulta presente in tutti i momenti importanti della sua vita. Dopo la morte di Gesù, Giacomo partecipa all’evangelizzazione della Palestina. Egli fa parte, con gli altri apostoli, del nucleo centrale della Chiesa primitiva di Gerusalemme, prima di essere decapitato per ordine di Erode Agrippa, nipote di Erode il Grande, intorno all’anno 44 dopo Cristo. Egli risulta, pertanto, il primo apostolo a subire il martirio.  Ed a questo punto si ferma la storia ed ha inizio la leggenda !

La tradizione attribuisce a Giacomo l’evangelizzazione della Spagna. Partendo dalla Palestina, egli vi sarebbe giunto a bordo di una nave da trasporto, carica di oro o di stagno, commercio che a quel tempo si era sviluppato fra la Galizia e la Palestina. Sbarcato in Andalusia, egli avrebbe iniziato da questa regione la sua predicazione, prima di proseguire la sua missione fino alla città di Iria Flavia, molto vicina all’attuale Compostella. Il suo ritorno in Terra Santa si sarebbe effettuato lungo la via romana di Lugo, che attraversa la penisola iberica, passando per Saragozza. Da lì l’apostolo si sarebbe diretto verso Valenza, al fine di reimbarcarsi per rientrare in Palestina, intorno al 42 dopo Cristo. Né gli “Atti degli Apostoli” , né la “Passio Sancti Jacobi, che circola in Europa nel 5° secolo, fanno allusione a questo episodio della vita del santo. Non è pertanto molto sorprendente se molti stimati studiosi di storia medievale nutrano forti dubbi sulla veridicità dell’evento.

Verso il 6° secolo si propaga, in effetti, la dottrina della “Divisio Apostolorum, vale a dire la ripartizione del mondo da cristianizzare fra gli apostoli, nella quale risulta che a Giacomo il Maggiore é stato attribuito il compito di evangelizzare la Spagna. Quest’idea si propaga in tutto l’Occidente cristiano verso la metà del 7° secolo grazie al “Breviarium Apostolorum, una raccolta di biografie degli apostoli, redatta in greco, poi rimaneggiata in latino, che evoca, appunto, la venuta di S. Giacomo nella penisola iberica. Beda il Venerabile, dettaglia questa suddivisione del mondo in settori apostolici. Isidoro di Siviglia e poi tutta la letteratura mozarabica, conferma la presenza di S. Giacomo in Spagna, senza peraltro apportare argomenti storici decisivi.

Il “Breviarium Apostolorum” fornisce un dettaglio importante: la scoperta della sua tomba in Galizia, che contribuirà alla nascita del santuario e del pellegrinaggio correlato. Dopo il suo martirio, il corpo di S. Giacomo sarebbe stato, secondo la leggenda, trasportato da due dei suoi discepoli e sepolto ai confini della Galizia. La sepoltura viene ritrovata sotto il regno di Alfonso 2° il Casto (759-842). A partire dal 9° secolo si trovano delle allusioni a questa “inventio”  nelle aggiunte al martirologio di Florus da Lione, che parla di una traslazione delle reliquie in Galizia e del culto di cui sono oggetto. Un documento tardivo, del 1077, riporta i supposti dettagli di questa scoperta. Un eremita, di nome Pelagio, sarebbe stato avvertito da un angelo, una stella e da dei lucori divini della presenza del corpo di S. Giacomo in un campo in Galizia. Il nome Compostella significherebbe appunto il “campo della stella”, dal latino “campus stellae o stellarum. Questa è una delle possibili interpretazioni.

Il vescovo di Iria Flavia, Teodomiro, dopo aver verificato l’esistenza di questa rivelazione, accompagna i fedeli nel luogo indicato e vi scopre anche una tomba ricoperta di marmo. Informato del fatto, il Re delle Asturie fa costruire tre chiese sul luogo indicato. Risulta in tale contesto molto difficile discernere la verità storica dalla leggenda. Nella versione greca del “Breviarium Apostolorum”, si legge che Giacomo il Maggiore venne sepolto in Acaia: “Sepultus est in Achaia marmorica”, che, per un errore del copista, diventa in latino “in arca marmorica”, ovvero in una tomba di marmo ! Le ricerche si orientarono verso Compostella, la cui etimologia, “compostum, significa luogo dove vengono sepolti i cadaveri. A quel punto mancava solo da trovare un corpo in una sepoltura di marmo. Orbene degli scavi hanno permesso di riportare alla luce un’antica necropoli cristiana che comprendeva, in effetti, un monumento funerario con un sepolcro di marmo, da cui poi l’assimilazione alla tomba dell’apostolo. Da quel momento inizia a svilupparsi la pratica del pellegrinaggio, locale in un primo tempo. Alla fine dell’8° secolo e nella prima parte del secolo seguente, la situazione nella penisola iberica e ben lungi dall’essere piacevole. Questo periodo, che corrisponde alla scoperta della tomba, è segnato da turbolenze, da guerre in cui i regni cristiani e mussulmani lottano in maniera sistematica ed incessante. Questo spiega la limitazione del pellegrinaggio al solo territorio spagnolo e la modesta diffusione iniziale del fenomeno: in effetti solo i fedeli della Galizia vi potevano facilmente recare. Il regno di Alfonso 2° il Casto coincide con la scoperta della tomba; la battaglia che egli guadagna ad Oviedo e la conseguente ritirata dei Mussulmani gli consentono di estendere il suo territorio. In tal modo egli può fare erigere una piccola chiesa, nella quale vengono a ritrovarsi ed incontrarsi i primi fedeli. Nell’872, il suo successore Alfonso 3°, di fronte al crescente numero di pellegrini, fa costruire, al posto del primitivo edificio, una costruzione più maestosa. La fama del pellegrinaggio di S. Giacomo crescerà talmente che determinerà il trasferimento della sede episcopale da Iria Flavia a Compostella nel 900. Ma occorrerà attendere il 951 per trovare le tracce del primo pellegrino straniero, nella persona del Vescovo di Puy, Goldescalco, il cui passaggio è segnalato nel monastero di S. Martino d’Albelda, nei pressi di Pamplona.

A partire da questa data, i riferimenti diventano molto più numerosi e si nota, per esempio, l’arrivo a Compostella dell’abate del monastero catalano di S. Cecilia di Montserrat.

La strada che porta a Compostella, sul bordo della quale si sviluppano i primi monasteri incaricati dell’accoglienza dei pellegrini, resta seminata di insidie. Il viaggio è ben lungi dall’essere senza rischi, come lo testimonia, fra gli altri, l’assassinio di Raimondo 2° di Ruoerge, nel 961. Verso il 980, cominciano anche le terribili incursioni di Al Mansur, che devasterà i territori cristiani nel 997.

Compostella viene saccheggiata e la basilica rasa al suolo. Sarà solo nei primi anni dell’11° secolo che la situazione troverà finalmente un sensibile miglioramento. La cattedrale romanica, il cui cantiere inizia nel 1075, sotto il regno di Alfonso 6° di Castiglia, viene completata nel 1188. Il rapporto di forze militari fra cristiani e mori inizia ad invertirsi, il crollo della potenza del califfato ommeyyade di Cordova e gli inizi della “Reconquista”, a partire dal nord della Spagna, contribuiscono ormai a fornire una relativa sicurezza. L’espansione del pellegrinaggio va pertanto di pari passo con il miglioramento della situazione militare del regno galiziano e l’epurazione dottrinale del clero spagnolo, toccato dall’eresia adozionista (che poneva l'accento sull'adozione di Gesù, come uomo, da parte di Dio) e con la Reconquista.

In questo caso la figura dell’apostolo gioca un ruolo fondamentale anche nella lotta fra la croce ed il crescente (mezzaluna). La leggenda racconta che, nell’844, il santo sarebbe apparso con la spada in mano a fianco dei cristiani nella Battaglia di Clavijo, sotto le spoglie di un cavaliere sfolgorante, per condurli alla vittoria. Questa apparizione trasforma S. Giacomo nel patrono della lotta contro gli infedeli e questo episodio risulta all’origine del suo soprannome “Matamoros” (l’uccisore dei Mori). Ormai, sempre secondo la leggenda, S. Giacomo appare al fianco dei Cristiani nelle battaglie più importanti e decisive (Simanca, Ourique, Coimbra e soprattutto Las Navas de Tolosa nel 1212). Fra l’11° ed il 12° secolo, la Reconquista cristiana registra dei progressi decisivi e le controffensive condotte dagli Almoravidi e quindi dagli Almohadi, non impediscono al pellegrinaggio di Compostella di raggiungere il suo apogeo. La sicurezza della strada viene ormai garantita e la penisola comincia ad aprirsi all’influenza di oltre Pirenei, grazie specialmente all’azione dell’Ordine di Cluny, che impianta numerosi monasteri lungo il percorso. I Francesi, insieme ai Catalani, tenuto conto della loro relativa vicinanza, sono i primi pellegrini stranieri a recarsi sulla tomba dell’apostolo a partire dall’11° secolo. Fra i pellegrini di rilievo notiamo Baldovino, Conte di Guines, che nel 1084 effettua il suo viaggio insieme al vescovo di Lilla, Ingelramo. Nella seconda metà del secolo si afferma il carattere internazionale del pellegrinaggio. Il santuario riceve la visita di Valloni, Tedeschi, Fiamminghi, insieme ai primi Inglesi.

In questi tempi, secondo l’espressione di Padre Sarmento, saggio benedettino, “la Galizia subisce una metamorfosi sino a diventare una Palestina occidentale”. Per la prima volta la sua fama si estende sino alla Scandinavia, con l’arrivo di un pellegrino svedese del 1180 ed i personaggi importanti, ecclesiastici o laici, non si contano più. In quest’epoca si sviluppano effettivamente le strutture ospedaliere che contribuiranno a favorire l’ulteriore espansione del pellegrinaggio.

Nel 13° secolo, arrivano a Compostella anche i primi Ungheresi. La città viene onorata dalla visita del Duca d’Austria Leopoldo, nel 1212 e da quella della principessa Ingrid di Svezia, nel 1284. Fra il 1213 ed il 1215, Francesco d’Assisi vi avrebbe effettuato il pellegrinaggio, di cui sono testimonianza i numerosi monasteri, che scandiscono la strada e che la tradizione vuole siano stati fondati dal “Poverello di Assisi”. Prima di partire per la Crociata, numerosi cavalieri vengono a cercare la protezione del santo. Ormai il pellegrinaggio è solidamente organizzato: i pellegrini beneficiano del sostegno delle autorità politiche e religiose, che vigilano sulle loro famiglie durante la loro assenza. Per orientarsi, essi dispongono di una vera guida del pellegrino il cui testo viene incorporato nelle grandi compilazioni a gloria di S. Giacomo: il “Liber Sancti Jacobi. La guida sarà pubblicata per la prima volta nella sua totalità nel 1882.

I pellegrini di S. Giacomo provengono da tutti gli strati della società. I primi in ordine di tempo, come è stato evidenziato, sono stati dei personaggi illustri, sia ecclesiastici che laici, poi,  col passare del tempo, la loro origine sociale si diversifica. Essi viaggiano da soli o in gruppo, a piedi, a dorso d’asino o a cavallo, mentre i più ricchi effettuano il loro viaggio in lettiga. Il pellegrinaggio più nobile e di maggior valore deve essere effettuato da soli ed a piedi e per molti il ricorso all’aiuto di un animale domestico appare come un impedimento al raccoglimento spirituale. L’immagine originale che ci rimanda all’iconografia medievale è quella del pellegrino isolato con il suo mantello, la sua bisaccia, il suo bordone (bastone) e la conchiglia di S. Giacomo, cucita sul suo cappello. Ma a causa dei pericoli e della solitudine che incombono sull’individuo, col tempo si preferisce viaggiare in gruppo. Partire per Compostella è come lasciare tutto: famiglia, impiego, affari, per un viaggio lungo e rischioso che può durare da sei mesi a due anni. Morire in pellegrinaggio è il colmo della felicità per un cristiano, a tal punto che certuni redigono il loro testamento prima di partire.

Le motivazioni che animano i pellegrini sono le più svariate. La più meritoria è quella di intraprendere l’avventura per pura devozione. Ma più spesso il viaggio deriva da una richiesta: cercare presso il santo taumaturgo il favore di un aiuto o di una guarigione. Si attribuiscono, in effetti, a S. Giacomo numerosi miracoli. Altri pellegrini lo fanno per penitenza, sperando di espiare i loro peccati o il loro crimine; il pellegrinaggio penitenziale viene imposto dalle autorità ecclesiastiche e dai tribunali religiosi. Si può ugualmente effettuare il viaggio per conto terzi, sia a titolo postumo, sia in pellegrinaggio “vicario”. In questo caso specifico, il vivente invia qualcuno al suo posto: può essere un membro della famiglia, un servitore o un pellegrino professionista, che viene remunerato per la sua prestazione. Infine alcuni sono guidati da motivazioni politiche: re, imperatori o papi mettono le loro imprese sotto la protezione ed il patronato del santo.

Compostella si è dunque sviluppata intorno alla chiesa costruita nel 9° secolo da Alfonso 2°, a seguito della scoperta della sepoltura. Il primo periodo di evoluzione della città è condizionato soprattutto dall’attività dei suoi vescovi e dalla personalità di ciascuno di essi. Ma nei differenti rimaneggiamenti evidenzia una costante: la posizione dell’edificio sepolcrale rimane la stessa. Nel 10° secolo, con il trasferimento della sede episcopale da Iria Flavia a Compostella, il vescovo Sisnandus fa elevare una muraglia intorno alla prima cinta, attraversata da sei porte ed all’interno della quale viene posto il palazzo vescovile. I pellegrinaggi, che assumono progressivamente una dimensione fino a quel momento sconosciuta, obbligano la città ad un considerevole sforzo di ricezione ed alla messa in opera di strutture collettive monumentali. In due secoli, la superficie recintata si vede moltiplicata per dieci. Nell’11° secolo persino un vasto territorio “extra muros” si estende all’esterno della città, per accogliere dei nuovi residenti: i mercanti, gli artigiani, i borghesi, i cambiatori ed i rappresentati dei diversi mestieri si distribuiscono in tutto lo spazio abitato. Grazie alla ricchezza ed alla diversità dei materiali dei suoi monumenti, la città mette in mostra allora uno straordinario splendore.

Lo spirito degli affari e del commercio degli abitanti, che si industria immediatamente a trarre vantaggio dalle esigenze spirituali non è certo una caratteristica di oggi, come peraltro ce lo dimostra la guida del “Liber Sancti Jacobi”. I bottegai ed i venditori ambulanti, installati sul piazzale settentrionale della basilica, propongono ai credenti: “otri di vino, scarpe, bisacce in pelle di cervo, borse, corregge, cinture, ogni specie di erba medicinale ed altre droghe oltre a tante altre cose ancora”.

Numerose incisioni antiche permettono di ripercorrere le tappe della costruzione della basilica. I lavori vengono iniziati nel 1075, come evidenziato, per iniziativa del re Alfonso 6° e del vescovo Diego Pelaez. Xavier Barral i Altet ci fornisce delle interessanti spiegazioni sulla sua architettura: “Il piano simmetrico e regolare, a croce latina, è composto da una navata principale lunga dieci arcate. Essa è circondata da locali bassi semplici e preceduta da un nartece. Il coro è costituito da una larga cappella assiale dalla pianta semicircolare. Sul deambulatorio si aprono cinque cappelle a raggiera. Le dimensioni, le proporzioni dell’articolazione dei differenti elementi conferiscono all’edificio una impressione di purezza e di equilibrio”. La funzione della città del pellegrinaggio presiede alla concezione dell’edificio. Bisogna tener conto dell’afflusso crescente dei pellegrini, ma anche dello svolgimento del culto. Il fedele fa il suo ingresso nel santuario, attraverso la porta della gloria, quindi penetra nella navata. La sala delle reliquie, il Tesoro della Cattedrale ed il chiostro sono posti sulla sua destra. Il 25 luglio, la città riveste il suo abito illuminato per festeggiare S. Giacomo ed offre l’immagine di una “festa spettacolo stravagante”, in cui il sacro ed il profano si affiancano in un miscuglio di colori e di magnifiche liturgie per la gloria dell’apostolo di Dio, in un atmosfera da una nuova terra promessa !

Il pellegrinaggio di Compostella, dopo essere stato un fenomeno di primo piano nel corso del Medioevo ed avere, per un certo tempo, offuscato Gerusalemme ed controbilanciato Roma, conosce, a partire dal 14° secolo, una progressiva erosione. E nonostante questo il santuario rimane prospero, perché gli Inglesi affluiscono in massa a bordo dei battelli, noleggiati specificamente per l’esigenza ed ancorati nel vicino porto de La Coruña e perché l’Austria, arrivata in ritardo al pellegrinaggio, accresce la sua frequentazione. Ma in Spagna, lo spirito della Reconquista si è ormai spento, gli Spagnoli sono riusciti a riprendere il controllo del loro paese e con la caduta di Granada, nel 1492, l’Islam è stato definitivamente scacciato. La moltiplicazione degli abusi e la perdita di un vero spirito di pellegrinaggio sono le cause essenziali del declino del fenomeno. In effetti a questa epoca, sotto il mantello del pellegrino comincia a nascondersi un numero crescente di truffatori e di vagabondi, che operano le loro malefatte all’insegna della “conchiglia di S. Giacomo”, il simbolo del pellegrinaggio.

Questi falsi pellegrini prendono il pretesto da questa marcia spirituale per vagabondare, mendicare, rubare e vivere a spese degli altri fedeli, nonostante i provvedimenti presi contro di loro dalle autorità politiche e religiose

Questi disordini contribuiscono a discreditare la pratica del pellegrinaggio presso le anime pie. Le autorità ecclesiastiche diventano più reticenti nei confronti dei lunghi spostamenti e dei rischi morali e fisici che essi comportano. La pietà si fa più interiore e la “devotio moderna” nel 15° secolo indica la preferenza più per la meditazione che per la … strada. Più tardi la Riforma contribuirà a prosciugare le sorgenti, più recenti e più feconde, delle vocazioni al pellegrinaggio, quali quelle dell’Inghilterra, della Scandinavia e dell’Europa centrale. Il pellegrinaggio si spegnerà per mancanza di pellegrini nel corso del 17° secolo per conoscere infine un forte risveglio nel 20° secolo.

BIBLIOGRAFIA

BARRAL i ALTET Xavier, “Compostella il Grande Cammino”, Gallimard, 1993;

Traduzione del testo latino del Liber Sancti Jacobi, 1990.

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