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IACOPI DISCENDENZE E STORIA

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Gli ufficiali venuti dalla … gavetta

GLI UFFICIALI VENUTI DALLA … GAVETTA

(Pubblicato su Rassegna Militare dell’Esercito n. 4/2005)

Sempre ai margini, talvolta detestati, sono dei dilettanti, spesso superiori ai professionisti della guerra. Uno sguardo ad un tipo di attore del campo di battaglia meno noto.

Sappiamo tutti bene che cosa è un ufficiale di “fortuna” o “di ventura”. Ma ne sappiamo un po’ meno di quelli venuti dalla … “gavetta”. Di ufficiali di “fortuna” ne troviamo un pò in tutte le epoche della storia. Si tratta di personaggi qualificati, diplomati presso scuole militari e con una certa esperienza di guerra che mettono la loro spada e la loro esperienza al servizio di un principe o di uno stato, per desiderio di guadagno, per desiderio di avventura oppure, più semplicemente, per servire una determinata causa. Ci si riferisce agli Svizzeri che sono stati nel tempo al servizio dei differenti sovrani d’Europa o quegli ufficiali di origine diversa che divennero consiglieri di eserciti di altre nazioni. Il colonnello francese Lebois Mareuil che divenne generale dei Boeri; il prussiano von Moltke, futuro Feldmaresciallo, che servì nell’esercito turco; il tedesco von Meckel istruttore dell’esercito giapponese prima del 1905, il venezolano Rafael De Nogales, futuro generale che, durante la 1^ Guerra Mondiale, servirà onorevolmente i Turchi e per fare qualche esempio in casa nostra, il generale Charnowskj, tristemente noto per la sconfitta di Novara, i colonnelli, poi generali polacchi, Csudafy Wunder di Wunderburg, Isensemid de Milbitz e Poninskj, l’ungherese Turr, l’austriaco Hang e tanti altri fra i quali gli stessi generali Manfredo Fanti, Enrico Cialdini, Vincenzo Roselli, Giuseppe Avezzana, Ignazio Ribotti di Molieres e Giovanni Durando. Questi ufficiali sono tutti dei professionisti del mestiere delle armi. Questi sono uomini provenienti ed appartenenti ad una stessa categoria e quindi riconosciuti come tali anche dai loro pari.

Per contro gli ufficiali che vengono dalla “gavetta” appartengono ad una categoria differente, senza essere mai passati attraverso alcuna “trafila” classica, senza aver mai frequentato caserme o scuole di guerra, essi riescono comunque ad arrivare ai più alti livelli di comando o arrivano persino a giocare un ruolo significativo come consiglieri dei comandanti. Se si dovesse mettere tale categoria sotto la protezione di qualche santo questo potrebbe essere individuato in …. Giovanna d’Arco. Della Pulzella d’Orleans il Duca d’Alençon, suo compagno d’armi, diceva tranquillamente che “ … era talmente esperta di cose militari e di guerra come lo sarebbe stato un capitano con una pratica e l’esperienza di almeno 20 – 30 anni.

Lo svizzero Antonio Enrico Jomini, illustra in modo emblematico quello che si vuole definire un venuto dalla gavetta. Da ragazzo si dice che sognasse delle battaglie e in seguito è riuscito a trasporre i sogni nella vita. Nell’analizzare i successi di Napoleone egli arrivò a penetrarne alcuni arcani delle strategie. Ingaggiato dal Maresciallo Ney nel suo stato maggiore, gioca il ruolo di consigliere e redige numerose opere di strategia e di storia militare. Lo stesso Napoleone si dimostrò impressionato dalla sua sagacia. Nominato Generale di brigata, poi di divisione, passa successivamente al servizio dei Russi nel 1813, considerandosi vittima di ingiustizie. Ricevuto a braccia aperte dallo Zar Alessandro 1° egli divenne il suo stretto consigliere e continuò ad esercitare tale carica anche con lo Zar Nicola 1°. Pur tuttavia la biografia dello Jomini mostra evidenti le difficoltà che incontra un ufficiale venuto dalla gavetta. Non facendo parte della “casta”, egli scatena le gelosie e subisce l’ostilità dei generali e degli ufficiali di stato maggiore provenienti dalle scuole militari o dalle accademie. Egli sarà di fatto ostaggio delle seccature e dei dispetti del Capo di Stato Maggiore del Principe di Schwarzemberg (il conte Radetskj von Radetz) e di altri che si risentivano e si indispettivano all’ascolto dei consigli di questo ufficiale che .. “veniva dal nulla e che soprattutto non aveva mai combattuto”. Qualche decennio più tardi la storia si ripete con Giuseppe Garibaldi, eroe della nostra indipendenza, generale ma anche ammiraglio venuto dalla gavetta, che dovrà urtarsi e subire l’ostracismo degli ufficiali provenienti dalle Reali Accademie preunitarie. Ma oltre a Garibaldi non possiamo fare a meno di citare qualche altro personaggio significativo di questa categoria quali ad esempio Nino Bixio, Luigi Masi, Giacomo Medici del Vascello, Giacomo Durando, Emilio Sacchi, Carlo Zucchi e Domenico Cucchiari. Di fatto nell’esercito italiano degli inizi esisteva in effetti anche una frattura di casta fra quelli provenienti dalle Accademie (Torino, Napoli, ecc.) e quelli venuti dalla gavetta, oltre a quella strutturale fra piemontesi e gli altri.

Nella maggioranza dei casi questo tipo di ufficiale risulta animato dalla ambizione e dalla passione per le cose militari. Me ne esistono anche degli altri che risultano puro effetto delle circostanze, come ad esempio quello del capitano prussiano di lungo corso in pensione, Joachim Nettelbeck. Questi, nel 1807, in occasione dell’assedio francese di Colberg sul Baltico, davanti alla manifesta incapacità del comandante della piazza, prende la decisione di assumersi la responsabilità in prima persona di organizzare la difesa e di impostare dei contrattacchi con un evidente senso tattico e soprattutto a dispetto dei suoi 70 anni. Il successo delle sue azioni valse al Nettelbeck il rispetto del popolo tedesco fino ai tempi moderni, come esempio di coraggio civico ma il suo caso è la prova evidente che la parte più elevata del mestiere militare può essere accessibile anche a chi non seguito il percorso classico di formazione.

La Guerra di Secessione americana è stata, sotto questo punto di vista, uno degli episodi che ha visto in maggior misura il verificarsi di tale fenomeno. Ma il fatto non deve sorprendere. Con il notevole incremento degli eserciti, verificatosi in un ristretto lasso di tempo, la domanda di ufficiali e di comandanti diviene sempre più pressante ed in questa situazione gli uomini più intraprendenti, ma spesso anche quelli che erano spinti da fazioni politiche, hanno l’opportunità di accedere ai più alti livelli di comando. Fra i tanti esempi che si potrebbero fare vale la pena di ricordare il più conosciuto, il futuro presidente degli USA, James Abraham Garfield, assassinato nel 1881. Questi, senatore repubblicano dell’Ohio, costituisce d’iniziativa un proprio reggimento, poi, comandando la propria unità, si accultura professionalmente, leggendo numerose opere di tattica e di strategia. Sul terreno darà in effetti ampia dimostrazione di essere un eccellente tattico. Dal lato sudista il brigadiere generale Pendleton, comandante dell’artiglieria del generale Lee nella battaglia di Malvern Hill, era un pastore protestante della chiesa episcopale. Ma evidentemente non tutti gli ufficiali venuti dalla gavetta sono destinati al ….  successo ! Il brigadiere generale Banks, brillante politico ed ex governatore del Massachussets, comanda, a dispetto di una ignoranza quasi assoluta delle cose militari, una importante unità nello Shenandoah e si fa battere vergognosamente.

Senza dubbio il peggiore e forse perché più conosciuto di questa categoria di ufficiali è stato il tiranno paraguaiano Solano Lopez. Suo padre, che era Presidente della Repubblica, lo nomina nel 1845, a soli 18 anni, Ministro della Guerra e comandante dell’esercito. Dopo aver letto un certo numero di opere di soggetto militare, egli arriva alla convinzione di essere un grande capo militare dei tempi moderni. Riorganizzato e rinforzato l’esercito e sviluppato un nucleo di industria degli armamenti, sulla base di tali premesse decide di estendere la dominazione del Paraguay a tutta l’america del sud. Scontrandosi con Brasile, Argentina e l’Uruguay, le sue truppe, fortemente ideologizzati, lottano per sette anni in una serie interminabile di sconfitte e tutto questo nonostante il ”genio militare”, evidentemente incompreso, del loro capo, che trova la morte in combattimento nel marzo 1870, insieme al suo figlio di 15 anni. Quest’ultimo con il grado di colonnello e di Capo di SM può essere considerato, per la cronaca, il più giovane ufficiale di questa categoria, mentre suo padre può essere annoverato anche fra i capi più sanguinari di questa stessa categoria, avendo provocato la morte di ben 350 mila paraguaiani.

Nel 19° secolo  ed agli inizi del 20° la Cina, con le sue lotte intestine, divenne un terreno privilegiato di espressione di questo tipo di ufficiali, di estrazione prevalentemente americana o russa.  L’americano Ward  nato a Salem nel 1841 ed il cui padre gli aveva impedito di entrare nell’Accademia di West Point, si mette, dopo una esistenza avventurosa, al servizio dei ricchi mercanti di Shanghai i quali lo incaricano di organizzare un esercito di mercenari per lottare contro i Taipeh che minacciano la città. Divenuto cittadino cinese, generale di brigata e mandarino di 3^ Classe, ottiene sul campo degli importanti successi ma viene ucciso, a trent’anni, durante l’attacco ad una fortezza tenuta dagli insorti. Qualche giorno dopo la sua morte il North China Herald riportava: “Senza alcuna formazione militare Ward dette prova, in numerose occasioni, delle qualità di un generale in capo”. Ancora più curioso è il destino del californiano Homer Lea. La sua deformità di nano gobbuto, gli aveva impedito di entrare in una accademia militare ma si era concentrato da autodidatta sullo studio dei teorici dell’arte militare. Avendo preso contatto con i Cinesi della costa dell’ovest, favorevoli al movimento di riforma che si sviluppava nel Paese, riesce a convincerli delle sue qualità di stratega e viene inviato nel 1900 in Cina per una missione, a dire il vero molto misteriosa. Rientrato in California egli fonda la Western Military Academy di Los Angeles con il compito di formare i cadetti cinesi. Più tardi, entrato nel seguito di Sun Yat-Sen, ne diviene il consigliere per gli affari militari prima di morire a 36 anni. Fra le sue diverse opere una in particolare, “Il Valore dell’Ignoranza”, del 1909, conobbe un immenso successo. Fra l’altro vi aveva anticipato una guerra fra Giappone ed USA, a partire da un raid sulle Hawaii, una Pearl Harbour ante litteram.

Anche durante il 20° secolo si sono segnalati casi di ufficiali di questa categoria di uno spessore considerevole. Durante la guerra civile russa, nel 1920, l’anarchico Nestor Makhno si dimostra, opposto al generale Denikin, un eccezionale capo guerrigliero. Egli avrà un emulo nel 1936 in Spagna con Durruti. Sempre in Russia Trotskj, nonostante la mancanza di una formazione militare, diviene un organizzatore dell’Armata Rossa di grande talento. Lo stesso commento si può fare anche per T. E. Lawrence (1888 - 1935), organizzatore e stratega efficace della rivolta degli Arabi dell’Hegiaz contro i Turchi.

Siamo peraltro convinti che l’avvenire, anche se così denso di conflitti convenzionali, non lasci più molto spazio a vocazioni di questo tipo, laddove si consideri che negli scenari delle guerre moderne l’impiego di tecnologia è diventato ormai primordiale e che l’improvvisazione o la formazione autodidatta non sono più sufficienti a supplire le carenze cognitive anche di personaggi indubbiamente dotati e carismatici.

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