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IACOPI DISCENDENZE E STORIA

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1904 il Giappone attacca la Russia

“1904”, 100 ANNI FA’ IL GIAPPONE ATTACCA LA RUSSIA

Pubblicato su:

  • Bollettino SUBASIO di Assisi n. 4/12 del dicembre 2004
  • CORRIERE dell’UMBRIA di PG, del 5 lug. 1994
  • CRONACA di PIACENZA 2005
  • RIVISTA MILITARE n. 2/2005 con il titolo la “Guerra che aprì al Sol Levante le porte dell’Asia”

Fra il febbraio 1904 ed il settembre 1905 si affrontano nel Pacifico due imperi. Posta del gioco il controllo della Corea. I combattimenti russo giapponesi, di una brutalità mai vista precedentemente anticipano quelli della 1^ Guerra Mondiale e la sua conclusione prepara le tragedie del 20° secolo.

 All’alba del 6 febbraio 1904 una flotta di 55 navi da guerra giapponesi lasciava la base di Sasebo, nell’isola di Kyushu, con obbiettivo Port Arthur, posto sulla punta meridionale della penisola del Liadong in Cina e sede della flotta russa del Pacifico.

Lungo il cammino una parte dell’armata doveva dirigersi sul porto coreano di Chemulpo, prossimo alla capitale Seul.

Queste due località rappresentano, quindi, gli obiettivi dei primi attacchi giapponesi nella notte dall’8 al 9 febbraio ed il 10 dello stesso mese il Giappone e la Russia entrano ufficialmente in guerra.

Questo conflitto non è altro che il punto di arrivo di una profonda rivalità fra i due Paesi. Infatti fin dalla fine del 18° secolo dei battelli russi avevano fatto la loro comparsa lungo le coste settentrionali del Giappone, cercando di stabilirvi delle relazioni commerciali. Il Giappone, paese parzialmente chiuso al commercio, oppone un secco rifiuto alle richieste degli inviati dello Zar di tutte le Russie, il cui territorio ormai fronteggiava l’arcipelago del sol levante, perché percepisce immediatamente tale azione come una minaccia potenziale alla propria autonomia.

A partire dal 1868, l’epoca Meji, segna l’apertura del Giappone verso l’esterno e l’inizio della politica di potenza imperiale del paese, volta ad escludere primariamente qualsiasi interferenza di potenze straniere sulla Corea, considerata come “la prima linea di difesa dell’Arcipelago”.

La guerra del 1894 - 1895, permette indubbiamente ai Giapponesi di eliminare la Cina dalla penisola coreana, ma vi dovrà quasi subito affrontare un avversario ben più temibile, la Russia.

L’impero degli zar, a partire dalla conclusione della guerra sino giapponese aveva considerevolmente rinforzato la sua influenza in Corea, dove si era imposto un governo filo russo. I Giapponesi aveva tentato di bloccare questa avanzata russa, assassinando la Regina Min, che dominava allora la corte coreana e determinava il corso della politica estera. L’azione non riuscì a sortire l’effetto desiderato in quanto il Re Kojong, marito di Min, spaventato dallo svolgersi degli avvenimenti si rifugia nel 1896 presso la legazione russa a Seul, rimanendovi per quasi un anno.

Tokio e San Pietroburgo riuscirono comunque a trovare un accordo nel 1898. I due paesi si impegnano a non interferire negli affari interni coreani e la Russia, in particolare, a rispettare gli interessi commerciali giapponesi nella penisola.

Questa apparente arretramento dello Zar era motivato dai successi russi in Manciuria. La Russia in effetti era riuscita ad ottenere dalla Cina l’autorizzazione a costruire una ferrovia attraverso la penisola di Liaodong e la concessione delle città di Dalian e Port Arthur, che diverrà una formidabile base militare russa.

Port Arthur, in particolare, nel cui golfo non gelano le acque durante l’inverno, offriva alla Russia zarista, con la ferrovia, un accesso permanente al Pacifico.

La Manciuria passava così sotto l’esclusiva influenza russa.

La Corea, veniva a perdere molto della sua importanza nella politica di espansione dell’impero russo.

Nonostante i suoi relativi successi in Corea, il Giappone veniva a trovarsi in una condizione di perdente e di umiliato. Veva perso definitivamente la penisola del Liaodong ed inoltre l’avanzata russa in Manciuria faceva  apparire sul futuro delle pesanti minacce sull’avvenire della stessa Corea, di cui la Russia appariva nei fatti più favorita ad impadronirsene. I timori giapponesi sembrano rapidamente avverarsi. A partire dal 1900 la Russia, approfittando della rivolta dei Boxers in Cina, fa entrare 80 mila uomini in Manciuria. Fra il 1900 ed il 1903 il Giappone e la Russia tentano più volte di regolare le loro controversie pacificamente. Intensi contatti diplomatici hanno luogo fra i due paesi. Diverse opzioni vengono esaminate: spartizione della penisola coreana; neutralità della stessa sotto garanzie internazionali; scambio della Corea in cambio della Manciuria, con il quali il Giappone avrebbe riconosciuto la preminenza degli interessi zaristi nella regione e la Russia quelli preminenti giapponesi in Corea.

Purtroppo nessuna di queste proposte riesce ad incontrare il favore delle parti soprattutto perché il Giappone da parte sua aveva fatto un’altra scelta, quella dell’alleanza con la Gran Bretagna. Londra infatti temeva le ambizioni russe nella regione e non disponeva nell’area di mezzi efficaci per opporvisi direttamente: il grosso delle truppe britanniche in Asia Orientale era stato trasportato in Africa del Sud dove divampava dal 1899 la guerra dei Boeri. La situazione, insperata per il Giappone era proprio una occasione da non perdere in quanto per la prima volta nella sua storia si offriva la possibilità di concludere una alleanza con una potenza occidentale.

Con l’alleanza anglo giapponese, firmata a Londra nel gennaio 1902, le due nazioni si impegnavano a rimanere neutrali in tutti i conflitti regionali dove fosse implicato uno dei signatari. Tuttavia, in caso d’aggressione da parte di due stati o più, l’aiuto di reciproca assistenza militare sarebbe scattato automaticamente.

La minaccia di un intervento francese a fianco della Russia veniva così definitivamente eliminata: Parigi nel caso in questione non avrebbe rischiato un conflitto diretto con l’Inghilterra per soccorrere l’alleato russo alle prese con i giapponesi. Con questa scelta la via verso la guerra era ormai aperta.

A Tokio tuttavia si rimaneva esitanti nonostante le scelte operate. La Russia era un gigante di 146 milioni di abitanti con un esercito di più di 2 milioni di uomini. Il Giappone possedeva appena 46 milioni di abitanti ed 1 milione di uomini in armi. Sul mare il rapporto di forze era ancora più sfavorevole. Il costo umano e finanziario di uno scontro con l’impero zarista rischiava di essere colossale e l’esito dell’impresa non appariva certo scontato.

Per questo ulteriori negoziazioni intermittenti, senza esito, vengono condotte con San Pietroburgo fino alla fine del 1903. L’opinione pubblica giapponese, scaldata a punto e rinvigorita da un’educazione patriottica allora in vigore, spinge per la guerra. Alla fine all’inizio del mese di febbraio del 1904 il Giappone prende la sua decisione: attacco del potente esercito russo e qualche giorno più tardi iniziano le ostilità.

I Russi, superata la sorpresa dei primi assalti nipponici, riesce a portare il Giappone in un terreno a lei decisamente più favorevole: una guerra d’usura senza precedenti. Trincee, filo spinato, mitragliatrici diventano elementi familiari ed usuali nell’assedio di Port Arthur, che dura otto mesi (da febbraio a settembre 1904), anticipano ampiamente, con la loro brutalità, i combattimenti della 1^ Guerra Mondiale.  Più di 15 mila giapponesi perdono la loro vita per la conquista della città e la titanica battaglia di Mukden, nel marzo 1905, vede la vittoria del sol levante al prezzo di sacrifici enormemente superiori.

Lo Zar, nonostante le sconfitte patite in Manciuria, spera ancora di ribaltare la situazione in suo favore. Decide pertanto di gettare nella battaglia la flotta del Baltico. Ma nel maggio 1905 l’Armata navale russa, giunta nell’area dopo un faticosissimo periplo dei continenti lungo diverse migliaia di chilometri, viene annientata dall’ammiraglio Togo, nello stretto coreano giapponese di Tsushima

I due avversari, ormai spossati, accettano a questo punto di iniziare dei negoziati. Il presidente americano Teodoro Roosevelt, interponendo i suoi buoni uffici, riesce a mettere d’accordo le parti, che il 5 settembre 1905 segnano un trattato di pace a Portsmouth negli USA.

Lo Zar, indebolito dalle sue sconfitte, ma anche da una situazione interna pre rivoluzionaria, sulla quale era riuscito a mala pena ad ottenerne il controllo, concede al Giappone tutti i privilegi che il Giappone aveva acquisito sul campo in Manciuria e riconosce l’esistenza di interessi politici economici e militari giapponesi nella Corea. La Russia cede inoltre a Tokio il controllo della metà meridionale dell’isola di Sakhalin, a nord dell’arcipelago.

Nonostante il successo ottenuto, il Trattato di Portsmouth viene accolto con amarezza e rabbia dall’opinione pubblica giapponese, che aveva largamente sostenuto il conflitto. Il sacrificio di vite umane e materiali sofferto dalla popolazione era stato, a suo dire, “svenduto” dai politici.  Erano stati mobilitati 1 milione e 300 mila uomini, con 80 mila morti e 450 mila feriti per dei vantaggi giudicati irrisori. Tra l’altro la Russia non risulta obbligata a versare delle riparazioni di guerra al Giappone. In effetti la guerra era costata quanto l’equivalente di sei anni di prodotto nazionale ed il nazionalismo giapponese risultava frustrato nelle sue aspettative.

Di fatto la furia popolare esplode fin dalla giornata della firma del trattato di pace. Diverse sommosse si scatenano a Nibiya e Tokio. La folla se la prende con tutto quello che simbolizza il disfattismo dei dirigenti. Posti di polizia, giornali governativi, sedi ministeriali vengono attaccati ed incendiati. Gli scontro poi si espandono rapidamente a tutto l’insieme del territorio ed il 7 settembre il governo decide di dichiarare lo stato d’assedio nelle grandi città del Paese.

L’ordine verrà ristabilito solo qualche settimana più tardi. L’impatto tuttavia era stato molto duro. Per la prima volta il Giappone era stato scosso da un movimento popolare di ampiezza nazionale. Il “popolo” faceva così un ingresso fragoroso sulla scena pubblica di quel paese. Ma anche all’estero la guerra russo giapponese aveva risvegliato grandi passioni. Dagli Ebrei in Russia agli Arabi dell’Impero ottomano, dall’indiano Nehru al cinese Sun Yat Sen, l’inattesa vittoria del Giappone sulla potenza zarista aveva entusiasmato le folle ed i dirigenti di tutto il mondo e soprattutto trasmesso un soffio di speranza alle numerose popolazioni sottomesse. I fatti dimostravano che gli imperi, nonostante i loro muscoli, erano vulnerabili e la liberazione dei popoli diveniva un sogno possibile.

Ma è comunque questa l’unica e più importante conclusione che può essere tratta da questo conflitto. Se l’impero russo era stato in effetti profondamente lacerato dalla sconfitta ed era entrato per così dire in un coma sociale profondo, foriero di ben più gravi avvenimenti storici, la guerra del 1904 - 05 confermava crudamente le caratteristiche delle guerre di nazione, intraviste nella Guerra di Secessione americana, ma diventava sopratutto anche il punto di partenza del tragico percorso dell’imperialismo giapponese. Dal novembre 1905 la Corea diviene praticamente un protettorato giapponese, prima di essere più semplicemente annessa nel 1910. Il Giappone, da quel momento e fino all’amara conclusione della 2^ Guerra Mondiale, non avrà che un solo obbiettivo: il mantenimento e l’espansione del suo impero in Asia.

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