Siria, Cosa resta del panarabismo

SIRIA:
COSA RESTA DEL PANARABISMO

Pubblicato sul n. 302, novembre 2022, della Rivista Informatica “Storia in Network” ( HYPERLINK "http://www.storiain.net/"www.storiain.net) .

Se l’ideale nazionalista arabo ha perso molto del suo orgoglio e della sua superbia, esistono ancora nazionalisti pronti a servire questa causa di fronte ai Jihadisti ed ai loro alleati. “Benvenuti in Siria, cuore pulsante della nazione araba”, così si poteva ancora leggere su un cartello turistico degli anni 1980. Con ogni evidenza, la Siria è stato il solo paese che sia andato fino in fondo nella sua logica panaraba, contraendo nel 1958 un matrimonio di amore e di convenienza con l’Egitto di Nasser, la RAU, che è durato solamente tre anni.

L’ultima revisione della Costituzione siriana, risalente al 2012, ha soppresso l’articolo 8 che limitava il potere al solo Partito Baath come “principale partito nella società e lo Stato”, pur tollerando un multipartitismo di facciata. A dispetto delle ultime modificazioni costituzionali, la Siria rimane una repubblica araba, il solo paese dove, fino alla guerra, qualsiasi cittadino estero residente in un paese arabo risultava esentato dal visto di ingresso alle sue frontiere. Oltre al Baath, esiste ancora un partito nasseriano, che fa parte della coalizione del Fronte Nazionale progressista, l’opposizione ufficiale nel Parlamento siriano

Un terreno fertile per il nazionalismo arabo
La maggior parte delle figure di spicco del nazionalismo arabo risultano originarie della Siria. In un Impero ottomano crepuscolare, la Rinascita araba (Nahda) viene sostenuta nel suo braccio secolare da una maggioranza di intellettuali siro-libanesi, mussulmani e cristiani, come reazione al progetto nazionalista dei Giovani Turchi. Essi promuovono una rappresentazione dell’essere arabi sovra confessionale, portatrice di emancipazione e di modernità. Abd ar Rahman al Kawabibi (1855-1902), Sati Husri (1880-1968), fortemente influenzati dagli idealisti tedeschi del XIX secolo, fra i quali Johann Gottlieb Fichte (1762-1814), che avrà un forte seguito in Irak e Najib Azoury (1873-1916), sviluppano una riflessione politica e culturale sul divenire della nazione araba. Influenzato da Maurice Barres (1862-1923), Azoury pubblica, nel 1905, un saggio in francese “Il Risveglio della nazione araba” (Le reveil de la nation arabe), nel quale egli afferma che questa è una nazione unica che riunisce, a parità di condizioni e di uguaglianza, Cristiani e Mussulmani. A Parigi, Azoury fonda la Lega della Patria araba ed il giornale L’Indipendenza araba, sovvenzionato dal Ministero degli esteri francese. L’arabismo esprime una affermazione politica forte di fronte al nazionalismo concorrente propugnato dai Giovani Turchi, che, nel 1908, assumono il potere ad Istanbul.
La seconda generazione viene rappresentata dallo storico e giurista Edmond Rabbath (1902-1991), un intellettuale cristiano poliglotta, di confessione siriaco-cattolica, specialista della storia dell’islam e teorico della società araba e della laicità nel mondo arabo. I suoi lavori precursori hanno ispirato i fondatori del Partito Baath: Michel Aflak (1912-1989), Zaki al Arzouzi (1900-1968), di confessione alawita ed il sunnita Salah Eddin Bitar (1912-1980). Da parte sua, Costantin Zureik (1909-2000) - proveniente, come Aflak, da una famiglia borghese greco ortodossa di Damasco, presidente dell’Università damascena quindi dell’Università americana di Beyruth, dove ha insegnato a lungo - rappresenta l’ispiratore, nel corso degli anni 1950, del Movimento Nazionalista Arabo (MNA), nato come reazione alla creazione dello Stato di Israele. Quest’ultimo darà i natali, a partire dal 1967, alle principali formazioni di estrema sinistra libanesi e palestinesi: Fronte Popolare di Liberazione della Palestina (FPLP), Partito d’azione socialista arabo, Organizzazione d’azione comunista nel Libano.
Damasco, vecchia capitale degli Ommeyyadi, esercita una certa attrazione in concorrenza con Bagdad che è stata per diversi decenni la sede di un Partito Baath legittimista, in quanto composto da dirigenti storici espulsi dalla Siria dopo il colpo militare del 1966. Se Damasco e Bagdad sventolano lo stesso emblema, lo stesso inno e gli stessi slogans, dirigenti siriani ed irakeni sono guidati, prima di tutto, dalla preoccupazione dei rispettivi loro interessi a danno della “causa araba”.
Elias Farah (1927-2013), siriano di confessione greco ortodossa, ultimo ideologo del Partito Baath e braccio destro di Michel Aflak, è morto a Damasco nel 2013. Alla morte di Aflak, era stato nominato alla carica simbolica di Segretario Generale del Baath (branca irakena) e direttore dell’Accademia del partito a Bagdad fino al 2003.
In Siria, il Partito Baath, diventato una specie di conchiglia vuota, si era trasformato in una struttura di mobilitazione di clientelismo, affiliato al regime, che ha ri-mobilitato le sue numerose cellule con la guerra. Il suo corpo ideologico dottrinale è alquanto debole, se non inesistente e qualsiasi riferimento ai fondatori del partito è stato sistematicamente cancellato. In Irak, il partito è stato dissolto ed una parte non trascurabile dei suoi quadri si è schierata nei ranghi della ribellione salafista jihadista. Esso sopravvive, nondimeno, come sezioni locali legali, nella maggior parte dei Paesi arabi (Tunisia) o clandestine (nel Golfo) del Baath (pro-siriane o pro-irakrne o entrambi, come nello Yemen o in Giordania. Irakeni o Siriani si erano aspramente scontrati nel corso degli anni 1970 e 1980 per accaparrarsi il cuore delle masse arabe attraverso l’apertura di centri culturali in numerose e capitali arabe da Nuakchott fino a Sanaa.

Le Brigate nazionaliste arabe in soccorso di Damasco
La rivalità fra Sunniti e Sciiti e la normalizzazione della maggior parte dei paesi arabi con Israele hanno fatto cessare la mobilitazione panaraba intorno alla causa palestinese. Contrariamente a suo padre, fine stratega e geloso difensore dell’indipendenza nazionale, Bashar el Assad (1965- ) ha, a partire dal 2005, accresciuto la dipendenza del suo paese nei confronti dell’Iran, trasformando l’Hezbollah sciita in un nuovo campione della causa araba. L’utopia rivoluzionaria dell’arabismo è stata rimpiazzata dal panislamismo jihadista, il cui avatar di Daesh o ISIS ha saputo mobilitare intere coorti di jihadisti da ogni orizzonte e di tutte le razze. In ogni caso, nel corso del 2013 ha visto la luce una unità di combattenti arabi di nazionalità siriana, egiziana, libanese, irakena, ma anche libica, algerina e tunisina, sotto il nome di Guardia Nazionale Araba (GNA). Si tratta del braccio armato della Organizzazione della Gioventù Nazionalista Araba (OJNA), che esisteva già dagli anni 1990. Attiva in Libano, nella Striscia di Gaza ed in Egitto, essa organizza ogni anno un campo della gioventù in tutto il mondo arabo. I suoi combattenti (più di un migliaio) operano sul territorio siriano da dopo la creazione della GNA con la missione di lottare contro “tutti i movimenti takfiri (1), che mirano a colpire la nostra unità ed a seminare la divisione fra gli Arabi”. Evidenziando un nazionalismo sincretico, la maggior parte dei suoi membri fa riferimento al nasserismo, professa un nazionalismo ferocemente antisionista, anti imperialista, anti wahabita, opposto “all’estremismo settario, etnico e religioso”. Ma essi fanno riferimento oltre a Nasser, anche al vecchio presidente venezolano Chavez o ancora a Saddam Hussein ed all’Hezbollah libanese, dal quale beneficiano sostegno logistico Essi intrattengono buone relazioni con la branca (minoritaria) di Hamas palestinese, in rotta con i Fratelli mussulmani.
La GNA, integrata nelle forze di difesa nazionale siriana, ha combattuto nel 2013-2014 nelle regioni di Damasco e di Aleppo, a Deraa e nel Governatorato di Homs. Essa è stata implicata impiegata per intero nell’offensiva dei lealisti siriani a Qalamun. I suoi quattro battaglioni portano dei nomi suggestivi: Wadie Haddad (19271978; palestinese cristiano, leader delle operazioni speciali del FPLP); Haydar el Amali (pensatore nazionalista libanese morto nel 2007 negli scontri fra Hezbollah ed Israele); Mohammed Brahmi (1955-2013; figura della sinistra tunisina assassinato nel 2013) e Jules Hammel (ufficiale siriano cristiano morto in un attacco suicida a Suez nel 1956). Ma il principale animatore del GNA è un libanese vicino agli Hezbollah, Abu Aed o Ahmed. Questo veterano della guerra insurrezionale contro gli Americani nell’Irak, rivendica l’eredità dell’MNA, cofondato dal palestinese marxista, Georges Habbash (1926-2008), futuro dirigente dell’FPLP e dall'intellettuale arabo Constantin Zureik (1909-2000). I giovani nazionalisti arabi si rifanno ad un corpo dottrinale eteroclito, la cui base di appoggio è la laicità, il nazionalismo ed uno statalismo direttamente derivato dalle esperienze socialisteggianti e dal movimentismo degli anni 1950-60. Nei loro rispettivi paesi, essi sono collegati alle diverse sezioni locali del movimento dei nasseristi indipendenti (Al Morabitun) e delle organizzazioni di sinistra pro palestinesi. Nel Libano essi lottano per la deconfessionalizzazione del sistema libanese. Il segretario generale della branca libanese dei nazionalisti arabi, il generale Mustafà Hamdan (1955- ), ha diretto la guardia presidenziale del presidente libanese Emile Lahoud (1936- ) dal 1998 al 2005. Sospettato di aver partecipato all’assassinio del primo ministro Rafic Hariri (1964-2005), nel febbraio del 2005, egli è stato incarcerato dalle autorità libanesi fino al 2009, prima di essere dichiarato innocente dal Tribunale Speciale per il Libano (TSL). Oggi, il personaggio si reca regolarmente a Damasco ed appare come uno dei principali relatori della GNA nel corso dei loro meeting.
Se la creazione della GNA risale solo al 2013, la sua ideologia socialisteggiante appartiene ad un riferimento molto più antico. La sua nostalgia per il socialismo nasseriano occulta, a fatica, le forti divisioni che hanno visto, per molto tempo, opporsi, da un lato le branche irakene e siriane del Partito Baath in Siria, e dall’altro i baathisti ed il presidente egiziano, specialmente nel momento dell’effimera Repubblica Araba Unita (RAU) (1958-1961). La GNA, sincretica per natura, si è dovuta, comunque, adattare ai nuovi tempi e nel Pantheon coabitano i ritratti di Hafez el Assad con quelli di Nasser e di Hassan Nasrallah (1960 - ; capo degli Hezbollah). Per contro, i combattenti volontari arabi del Partito Siriano Nazionale Sociale (PSNS), sebbene meno numerosi dei combattenti nazionalisti siriani, considerano invece la Siria come un fronte fra tanti altri nel contesto della umma araba.

NOTA
(1) al-Takfir wa l-Hijra (ossia Accusa di empietà ed Emigrazione) è un movimento terroristico d'ispirazione islamica formatosi in Egitto negli anni settanta, fuoriuscito dalla Fratellanza Mussulmana. Da alcuni anni al-Takfir wa l-Hijra ha ormai membri o sostenitori in numerosi altri Paesi, alleata di fatto con al Qaeda per il fatto di proporsi i medesimi obiettivi strategici del gruppo creato da Osama bin Laden. In Spagna il gruppo è noto anche col nome di Martiri per il Marocco. I membri del gruppo sono fondamentalisti militanti. Il takfirismo è l'"accusa di miscredenza” e fa riferimento al neologismo derivato dall'ideologia deviata dell'Islamismo, strettamente connessa al Jihadismo, sorta tra la fine del XX e l'inizio del XXI secoloIl takfirismo è l'"accusa di miscredenza" e fa riferimento al neologismo derivato dall'ideologia deviata dell'Islamismo, strettamente connessa al Jihadismo, sorta tra la fine del XX e l'inizio del XXI secolo.

 

 

 

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