Danimarca e le sue guerre

DANIMARCA,
storia di un paese attraverso le sue guerre

Pubblicato sul n. 294, febbraio 2022, della Rivista Informatica “Storia in Network” ( HYPERLINK "http://www.storiain.net" www.storiain.net)

La Danimarca, elemento dominante della regione nord dell’Europa per molti secoli, si vede costretta a continue lotte per mantenere la sua posizione egemonica. 150 anni fa, la Danimarca, logorata da uno stato di continua belligeranza, viene vinta dalla Prussia e dall’Austria, in seguito delle “Guerre dei Ducati”.

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rientata versi i grandi spazi del mare, la Danimarca è stata, a suo tempo, come la Norvegia, la terra dei Vichinghi. Regno preponderante nell’Europa medievale del Nord, esso viene progressivamente soppiantato dalla Svezia nel XVII secolo, pur rimanendo comunque, sino al 1814, una rispettabile potenza, che ha operato su vasti orizzonti ed in condizioni di difendere vigorosamente i suoi interessi. In tal modo, nel corso del XIX secolo, la Danimarca non esita ad affrontare grandi potenze o temibili coalizioni. Sempre vinto, ma sempre combattente, il paese ha conservato fino ai nostri giorni una forte coscienza del suo buon diritto, del suo onore e della sua identità.
Il controllo degli “Stretti danesi” ed in primo luogo dell’Øre Sund, è apparso per molti secoli come un posta di primaria importanza. Per lungo tempo il regno di Danimarca, tenuto in scacco dalla Lega Anseatica, è riuscito alla fine ad imporvi un pedaggio nel XV secolo. La sua posizione geografica e la volontà dei suoi sovrani spiegano il ruolo preminente che ha esercitato a lungo. La sua ambiziosa dinastia è riuscita anche a realizzare una unione nordica, piazzando sotto la sua autorità la Norvegia nel 1389 e la Svezia nel 1397 e sarà nel 1445 che trasferirà la sua capitale da Roskilde a Copenhagen, un porto sul Sund.
Nell’epoca moderna, la rivalità con la Svezia, ritornata indipendente nel 1521, è stata all’origine di diverse guerre ed, a tal fine, viene istituito un esercito permanente nel corso del 1614, La flotta da guerra, la cui origine risulta molto più antica, conterà fino a 60 bastimenti di linea. Gli equipaggi venivano reclutati in Danimarca ed in Norvegia, ma anche nei feudi tedeschi del re, i ducati di Schleswig e di Holstein, come anche nelle colonie, Islanda, Groenlandia, Isole Far Oer e Spitzberg. Ma questi conflitti contribuiranno ad indebolire le finanze del regno, anche e soprattutto a causa dell’intervento, senza successo, negli affari tedeschi per sostenervi la causa protestante.

Una nuova guerra civile con la Svezia, sostenuta dalle Province Unite avrà luogo nel 1643-1645. Nel corso di questo scontro il re Cristiano IV (1577-1648), a 64 anni, assume il comando della flotta per respingere la squadra nemica. Il sovrano, gravemente ferito al volto, tiene duro e non cede, galvanizzando tutte le energie e riuscendo a mettere in fuga l’avversario. Il suo successore, Federico III (1609-1670), sarà meno fortunato: la guerra del 1657-1660 sarà un vero disastro e la Danimarca perderà la Scania, la riva orientale del Sund, come anche la grande isola di Gotland, nel mar Baltico. La supremazia nel nord passa, a quel punto, nelle mani della Svezia. La Danimarca, desiderosa di rivincita si allea naturalmente a Pietro il Grande di Russia (1672-1725) contro Carlo XII di Svezia (1682-1718), ma, nonostante la vittoria, il regno danese, guidato da Federico IV (1671-1730), uscirà esangue dalla Grande Guerra del Nord (1700-1721) e nel corso del 18° secolo il paese si terrà fuori dai conflitti europei.
Questa saggia politica consente allo stato dano-norvegese di andare incontro ad un periodo florido, che, con il favore delle guerre franco-britanniche, vedrà il suo commercio svilupparsi su tutti i mari. Verranno aperti degli empori commerciali nelle Indie, in Africa e nelle Antille e, nel 1792, la bandiera danese rappresenta la 4^ marina mercantile del mondo. La flotta da guerra, anch’essa rispettabile, condurrà operazioni contro i pirati, bombarderà Algeri nel 1700 e Tripoli nel 1797.
Ma la Gran Bretagna esercita ormai in maniera sempre più stretta ed imperiosa il controllo dei mari. Essa vuole impedire a tutti i costi alla Francia di rifornirsi di materiale per costruzioni navali (legno, ferro, rame, canapa e asfalto) nel Nord dell’Europa. Nel 1799, una fregata danese, di scorta ad un convoglio mercantile, viene costretta ad aprire il fuoco su un bastimento della Royal Navy. Col passare del tempo questo tipo di incidenti tendono a moltiplicarsi e la Danimarca inizia a concertarsi con la Russia e la Svezia. I paesi neutrali intendevano far rispettare all’Inghilterra i principi del diritto internazionale: la bandiera “copre” le mercanzie. Ma Londra reagisce con una operazione di guerra preventiva ed il 2 aprile 1801, l’ammiraglio inglese Horatio Nelson (1758-1805) distrugge una parte della flotta danese all’ancora nella rada di Copenhagen.
Nel corso delle guerre napoleoniche, la flotta danese costituirà una posta in palio considerevole e la Danimarca verrà costretta a schierarsi per una o per l’altra parte belligerante. Ormai la lotta si era trasformata in una guerra totale e non c’era più posto per paesi neutrali. Nel 1807, un ultimatum britannico alla Danimarca esige la consegna della flotta. Di fronte al rifiuto danese, i Britannici reagiscono brutalmente per mezzo di una operazione anfibia ed un bombardamento della capitale Copenhagen, nel corso del quale vengono incendiate un migliaio di abitazioni e catturati 70 bastimenti, fra i quali 18 vascelli di linea. La Danimarca, di fronte a questa umiliazione, si allea a Napoleone Bonaparte (1769-1821) e truppe danesi verranno integrate nel corpo del maresciallo Louis Nicolas Davout (1770-1823), che esprimerà nei loro riguardi giudizi molto positivi. Dopo la sconfitta di Lipsia, le truppe danesi si ritirano nell’Holstein, inseguite dai Russi e dai Prussiani, mentre gli Svedesi, invece, si erano accodati alla coalizione anti Francese. Dopo una onorevole resistenza, il re Federico VI (1768-1839), ultimo alleato della Francia, firma il 14 gennaio 1814, la Pace di Kiel. Con questo trattato la Danimarca rinuncia ai suoi diritti sulla Norvegia a vantaggio del re di Svezia. L’Inghilterra si insedia nella base di Helgoland nel mare del Nord e, infine, la Danimarca viene costretta ad aderire alla coalizione alleata contro Napoleone. In tale contesto, una brigata danese verrà inviata in Francia dopo la battaglia di Waterloo, dove parteciperà all’occupazione dell’area del Passo di Calais.
I ducati dello Schleswig e dell’Holstein, sono dei vecchi territori danesi, teatri di numerose battaglie. Nel corso della Guerra dei Tre Anni (1848-1851), l’esercito danese vi affronta un’insurrezione, spalleggiata dall’esercito della Confederazione Germanica. Sebbene la Danimarca riesca a vincere con grande difficoltà, la questione non risulta definitivamente risolta. Nel 1864, approfittando della successione, aperta dalla morte del re Federico VII (1808-1863), la Prussia di Bismarck, sostenuta dall’Austria, tenta la sua rivincita. Prussiani ed Austriaci, utilizzando la nuova rete ferroviaria, per incrementare la mobilità delle loro truppe, invadono la Danimarca ed il 18 aprile dello stesso anno, dopo una preparazione di artiglieria, che vede i cannoni Krupp entrare nella storia, ben 61 mila coalizzati prendono d’assalto le trincee danesi di Dybbol. Il mulino di questa località, preso e ripreso diverse volte, è il testimone di questi feroci combattimenti. Esso domina ancora oggi una vasta pianura, qui altrettanto celebre come quella di Waterloo. I Danesi vi lasceranno sul terreno ben 5.600 uomini. Nonostante la vittoria navale di Helgoland, il re danese sarà costretto a chiedere la pace ed a cedere i famosi ducati, che possedeva a titolo personale, vale a dire 1 milione di abitanti, dei quali almeno 200 mila erano strettamente legati alla Danimarca. Il dinamismo del suo commercio estero ha avuto, come effetto, che la Danimarca è risultata, da sempre, largamente dipendente dalle fluttuazioni degli scambi internazionali.

Durante la 1^ Guerra Mondiale, la Danimarca riuscirà a conservare la propria neutralità, anche se, a volte, sarà costretta ad adattarsi ai desideri di Berlino. Fra blocco marittimo britannico e guerra sottomarina tedesca, il paese perderà 324 navi mercantili e 722 marinai. Peraltro, 30 mila Danesi dello Schleswig saranno costretti a combattere sotto l’uniforme tedesca e di questi 3.900 perderanno la vita. Dopo il 1924 le spoglie di un certo numero di essi sono stati riuniti nel cimitero di Braine, nei pressi di Soissons in Francia. Ci sono stati anche 85 volontari danesi nella Legione Straniera, dei quali una trentina morti per la Francia, hanno il loro monumento di ricordo a Rueil Malmaison.
Il Trattato di Versailles, destinato ad indebolire la Germania, aveva previsto l’organizzazione di un plebiscito nello Schleswig, che si terrà nel 1920 sotto l’egida di una Commissione alleata presieduta da un francese Paul Claudel (1868-1955). Lo Schleswig del Nord vota in maggioranza per la Danimarca e rientra a far parte del regno danese. Lo Schleswig del Sud, invece, vota massicciamente a favore della Germania e rimane, insieme all’Holstein, nell’ambito del Reich.
Come è noto, il 9 aprile 1940 la Danimarca viene stata occupata dalla Wehrmacht e tale invasione è stata preceduta da un ultimatum che ingiungeva ai 3,7 milioni di Danesi di non resistere. Contrariamente a quanto è stato scritto, il regno non si è arreso senza sparare un colpo di fucile ed unità del piccolo esercito danese hanno combattuto in diverse località della Nazione, con 26 soldati morti sul loro posto di combattimento, per l’onore nazionale e senza alcuna speranza di essere soccorsi. Dopo l’impegno della Germania a rispettare l’indipendenza politica del paese, il re Cristiano X (1870-1947) ed il governo si inclinano ai voleri del Reich. La Danimarca, in cambio della sua collaborazione, continua a godere e un certo grado di autonomia, ottenendo l’organizzazione di elezioni democratiche e la possibilità di giudicare i suoi resistenti davanti ai suoi tribunali, mentre l’esercito viene ridotto a soli 33 mila uomini.

In ogni caso, la Germania riuscirà a trovare in Danimarca volontari per lottare contro il bolscevismo. E’ pur vero che, dal 1919, ben 213 Danesi erano partiti per combattere l’Armata Rossa in occasione dell’indipendenza dell’Estonia ed, allo stesso modo nel 1939-1940, altri 1.200 Danesi si sono arruolati volontari per combattere contro l’URSS nelle unità della Finlandia, invasa dai Sovietici. Solidarietà nordica, gusto dell’avventura ed anticomunismo sono stati, pertanto, le motivazioni che consentito di arruolare un corpo franco danese, destinato a combattere sul fronte russo. Alla fine del 1941, 1500 Danesi sono stati fra i primi volontari, fra cui ben 77 ufficiali dell’esercito reale, per inquadrare questo Frikorps Danmark in combattimento. In totale, circa 6 mila Danesi hanno combattuto sotto le uniformi tedesche, che sono stati inquadrati nella Divisione SS Nordland, praticamente quasi annientata nel gennaio 1945.
Il 29 agosto 1943, per ordine del re Cristiano X e del governo, che avevano deciso di rompere con l’occupante, la flotta di guerra danese si autoaffonda. Sui 52 bastimenti, 32 verranno colati a picco, 2 si trovavano in Groenlandia, 4 raggiungono la neutrale Svezia e solo 14 verranno catturati dai Tedeschi. Ancora una volta un episodio sanguinoso della lotta per la libertà. Numerosi patrioti danesi, fuggiti nella vicina Svezia, contribuiscono a formare una brigata che, alla fine del 1944, conterà già 4.800 uomini. Altri Danesi raggiungeranno la resistenza dell’interno, che nel corso del conflitto perderà ben 850 uomini, mentre un migliaio di Danesi riusciranno a raggiungere l’Inghilterra e a continuare a combattere a fianco degli Alleati.
L’Inghilterra, a seguito dell’invasione tedesca della Danimarca, aveva reagito già a partire dal 12 aprile 1940, occupando le isola Far Oer e bloccando i due terzi della flotta mercantile danese. Da quel momento, questa navigherà per conto degli Alleati e ben 1850 marinai danesi perderanno la vita nella Battaglia dell’Atlantico. Nel 1941, gli USA stabiliscono de facto un “protettorato provvisorio” sulla Groenlandia, installandovi alcune basi aeree. Gli Americani faranno anche in modo che l’Islanda spezzi, nel 1944, gli ultimi legami con la Danimarca, dichiarando la sua indipendenza. Il 5 maggio 1945, infine, la Danimarca viene liberata dalle truppe britanniche.

La maggioranza dei Danesi avrebbe, a quel punto, preferito adottare una politica di non allineamento, ma l’aggravarsi del conflitto Est-Ovest e la Guerra Fredda li costringerà a rinunciarvi. Vecchi resistenti e militari si sono organizzati per creare una solida rete anticomunista. Le amare esperienze della storia passata indicavano chiaramente la necessità di una forte alleanza, proprio nel momento in cui i Sovietici, che occupavano a quel tempo l’isola danese di Bornholm, cominciavano a diventare minacciosi. La Danimarca si schiera, a quel punto, con il campo occidentale dei quali condivide, evidentemente, le ragioni. Una brigata danese viene dislocata il Germania ed il regno danese aderisce nel 1949 all’Alleanza Atlantica. L’attuale Segretario Generale della NATO è d’altronde, il danese Anders Fogh Rasmussen (1953- ). Questi, erede di Uffe Ellemann-Jensen (1941- ), ministro degli esteri danese dal 1982 al 1993, ha potuto apprendere presso il suo maestro che un piccolo paese come la Danimarca poteva rivestire un certo ruolo, solo assumendo pienamente la sua partecipazione alla NATO. Jensen ha saputo anche convincere, manovrando qualche personaggio, una opinione pubblica danese reticente all’idea di veder il paese impegnato nella 1^ Guerra del Golfo. Egli è stato, tra l’altro, candidato al posto di Segretario Generale della NATO nel 1995, ma il presidente francese Jacques Chirac (1932-2019), che vedeva in lui “l’uomo degli Americani”, ha posto il veto. Rasmussen, primo ministro dal 2001 al 2009, ha proseguito la tradizionale politica danese di allineamento su Washington.
Le forze danesi contano oggi circa 10.500 uomini in servizio e poco più di 4 mila riservisti, ai quali vanno aggiunti i 57 mila volontari della Guardia Nazionale. Militari danesi sono stati sotto i colori dell’ONU a Gaza dal 1956, quindi nel Congo nel 1960. Dal 1992, 25 mila soldati danesi hanno partecipato ad operazioni esterne. Di fatto, il regno danese è il primo contribuente della NATO per numero di soldati per rapporto alla sua popolazione e le perdite sono state conseguenti: ben 43 soldati danesi sono stati uccisi in Afghanistan dal 2001.

 

 

 

 


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