facebook
^Torna sù

  • 1 www.iacopi.org
    IACOPI o JACOPI: una serie di antiche famiglie originarie della TOSCANA
  • 2 Iacopi - Jacopi
    Un cognome molto raro con (alle spalle) una storia importante !
  • 3 RICERCHE E STUDI
    Alla ricerca delle origini e della storia degli IACOPI. Sito interamente creato grazie alla ricerca e agli studi.
  • 4 AIUTI GRADITI
    Essendo ricerche storiche molto complesse è possibile vi sia qualche errore. Nel caso riscontriate delle imprecisioni vi prego di comunicarlo a maxtrimurti@gmail.com
  • 5 Benvenuto
    Buona navigazione.

IACOPI DISCENDENZE E STORIA

Una vita di ricerche per conoscere chi sono.

  

1970, muore NASSER: ritorno degli estremisti

 

Il 28 settembre 1970, il Rais del Cairo muore per una crisi cardiaca. Tutto l’Egitto è in lutto: quello che ha ridato prestigio ed orgoglio alla nazione non c’è più. Questa scomparsa segna soprattutto l’inizio di una nuova era per il mondo arabo.

 

Il 1° ottobre 1970, al Cairo, cinque milioni di Egiziani sommergono il servizio d’ordine e gli ufficiali, si impadroniscono del feretro del Rais e lo depositano a terra per un ultimo omaggio. La polizia ha un gran daffare a proteggere dall’asfissia i numerosi capi di stato presenti alla cerimonia. Il popolo piange l’uomo che gli ha restituito la dignità, piange il suo eroe. Abdel Gamal Nasser, primo “egiziano autentico” a prendere la guida del paese dal tempo dei faraoni, figlio di un postino, nasce ad Alessandria nel 1918 ed è votato ad un destino eccezionale. Egli trascorre la sua giovinezza nella sua città natale e prosegue i suoi studi al Cairo nel cuore della città islamica. Un modo per non rompere con le tradizioni familiari, popolari e contadine del Said (il Sud, una maniera di designare l’Alto Egitto). Molto presto, il nazionalismo segna la personalità del futuro Rais (1). Nonostante l’indipendenza accordata nel 1922, l’Inghilterra continua ad occupare l’Egitto. Nel 1935, Nasser viene ferito alla testa durante violente manifestazioni popolari. Il suo patriottismo non può considerarsi soddisfatto dalla firma, nel 1936, del Trattato angloegiziano, che limita la presenza britannica, per 20 anni, alle sole rive del canale di Suez. Questo trattato concede alle truppe di Sua Maestà britannica il diritto di intervenire sull’insieme del territorio egiziano, in caso di minaccia internazionale. Proprio quello che faranno durante la 2^ Guerra Mondiale ! In ogni caso questa nuova situazione interna apre al giovane Nasser le porte del destino: nel 1937 entra al primo corso dell’Accademia Militare da dove esce con il grado di sottotenente: una vera possibilità per un uomo di origini modeste. Inviato nel Sudan, egli incontra degli ufficiali, nazionalisti come lui, come Zaccaria Mohieddin o Anwar el Sadat, uomini che giocheranno dei ruoli di primo piano sulla scena politica egiziana. Insieme essi giurano di liberare l’Egitto dalla dominazione straniera. Nasser, passato capitano nel 1943, viene nominato insegnante presso l’Accademia Militare. Successivamente, con il grado di tenente colonnello, il suo patriottismo si illustra, nel 1948, nei combattimenti di Faluja, in Palestina, contro l’esercito del neonato stato d’Israele.

 

Posto alla guida degli “Ufficiali Liberi”, assume il potere La sconfitta degli Arabi nella guerra contro Israele del 1948 costituisce una vera umiliazione. Di nuovo si pongono per Nasser gli interrogativi del 1935: chi può fermare l’imperialismo ? Dove è il patriottismo ardente degli anni precedenti ? Dove sono gli uomini pronti a sacrificarsi per la libertà della Patria ? Dove è la dignità ? Dove è la spinta patriottica della gioventù ? Con questo spirito Nasser costituisce il movimento degli “Ufficiali Liberi”, prima tappa della “ rivoluzione egiziana”, che porterà poi alla destituzione di re Faruk nella notte del 22 luglio 1952 ed alla nascita, il 18 giugno 1953, della Repubblica araba d’Egitto, con il generale Mohammed Neguib come Presidente del Consiglio della Rivoluzione. Subito dopo il colpo di stato del 1952 si legge su degli striscioni “ solleva la testa fratello mio” e 6 milioni di operai, di fellah e di giovani scandiscono lo slogan “Con l’esercito, con il popolo continueremo la nostra strada” . I Fratelli Mussulmani (2), che propugnano un rinascimento islamico e presso i quali Nasser e Sadat hanno acquisito la loro visione del mondo, applaudono. D’altronde Nasser è stato membro di questa confraternita islamica dal 1944 al 1948 ed è stato persino impegnato nell’ala militare dei Fratelli a partire dal 1946. Ma, molto rapidamente, Nasser inizia una dura lotta per combattere questa potente associazione politico religiosa, ultimo ostacolo sulla via della sua autocrazia. Nel 1954, dopo essersi sbarazzato di Neguib, diventato nel frattempo Presidente della Repubblica, egli assume da solo le redini del potere. Nello stesso anno, bersaglio di un attentato attribuito ai Fratelli Mussulmani, Nasser fa mettere al bando l’organizzazione e ordina l’internamento di diverse migliaia di suoi membri – nel 1966 Sayyed Qobt, il “pensatore” del movimento, verrà impiccato. Nel 1964, il regime riforma l’università islamica di El Azhar, in modo che i suoi preti propugnino l’ideologia nasseriana. Se il Rais non desidera sopprimere la religione dalla scena politica, egli vuole farne uno strumento di legittimazione dell’ordine sociale. Per riassumere la situazione possiamo riferirci ad una analisi di uno specialista il professore francese Gilles Kepel: “ Il discorso religioso, addomesticato in tal modo, ha, nel corso degli anni 1960, lo statuto di strumento ausiliario in relazione alle logomachie in voga: progressismo, anti-imperialismo, socialismo, neutralità positiva , ecc.”. Questo stato di cose dura fino al giugno 1967, data in cui la sconfitta della “Guerra dei 6 Giorni” acuisce la crisi delle società arabe, aprendo la via alle contestazioni islamiche. Fino a quel momento la politica di Nasser risulta praticamente in sintonia ed approvata dal popolo egiziano. All’esterno, essa fa rima con il terzo mondismo e con una neutralità apparente nei confronti degli USA e dell’URSS. All’interno, questa politica significa: nazionalizzazione delle banche e del Canale di Suez, espulsione dei Britannici e riforma agraria. Il suo bilancio, d’altronde, mostra anche qualche bel successo. Nel 1937, L’Egitto contava appena 240 mila ragazzi fra i 15 ed i 17 anni, alfabetizzati che alla fine del 1960 raggiungono la cifra di 600 mila. La stessa cosa per le ragazze la cui cifra passa dalle 40 mila alle 210 mila. L’inaugurazione della diga di Assuan, ottenuta grazie all’aiuto sovietico, consente di regolare il corso del Nilo ed i fellah, i contadini, non soffrono più delle piene annuali del fiume. Il Rais è in quel momento l’eroe delle folle arabe. Nel giugno 1967, la vittoria di Israele sugli Egiziani, i giordani ed i Siriani, marca l’inizio della fine del nazionalismo arabo. Tuttavia gli egiziani non imputano a Nasser questa sconfitta e la perdita del Sinai. Il Rais, dimissionario il 7 giugno, viene richiamato a furor di popolo alla guida del paese il 9 giugno seguente. Ed in quei giorni il giornale Al Gumhuerya affermerà: “Perdere la guerra e perdere anche Nasser sarebbe insopportabile”. Ma a partire dal febbraio 1968 l’Egitto vacilla nuovamente. Il paese è scosso da numerose manifestazioni che chiedono la “ punizione dei traditori” e Nasser ne approfitta per eliminare i militari dalla formazione governativa, peraltro senza successo. Sempre nel 1968 la salute del presidente, diabetico, comincia a declinare. I suoi medici gli prescrivono riposo ed un temporaneo allontanamento dalla gestione degli affari. Impossibile, le piaghe della sconfitta sono ancora aperte e la situazione politica nel mondo arabo lo spinge a giocare ancora in prima linea. Il panarabismo e la sua versione nasseriana vanno verso la sconfitta. L’islamismo, l’arma del petrolio e la resistenza palestinese diventano i nuovi motori del mondo arabo. Il crollo degli Stati arabi nel 1967, apre una crisi politica di grande ampiezza che erode la legittimità laica delle aristocrazie al potere. La morte di Nasser, il 28 settembre 1970, segna la fine degli slanci popolari in favore dei regimi arabi nazionalisti al potere.

Sadat liquida la sinistra nasseriana Lo scrittore Tawfik el Hakim affermerà più tardi: “ C’erano nella politica di Nasser un gran numero di elementi che meritavano di essere contestati. Ma egli ci aveva annegato in una sorta di incantesimo … Noi eravamo convinti che il nostro paese era diventato un imponente potenza industriale; che era l’avanguardia dei paesi in via di sviluppo, che costituiva la forza militare più possente del Medio Oriente … “. L’Egitto di Anwar el Sadat, il suo successore, non tarderà a schierarsi nel campo arabo alleato agli USA. Sempre nel 1970, in Siria, un colpo di stato porta al potere una dittatura militare, diretta da Hafez el Assad. Sulle macerie del nasserismo nascono due varianti di nazionalismo arabo. In Irak, il partito Baath (3) costruisce, a partire dal 1968, un regime che coniuga l’ultranazionalismo con la crudeltà e l’antisemitismo. In Libia, emerge il colonnello Muhammar Kadhafi che vorrebbe emulare Nasser, ma, alla guida di una nazione geopoliticamente debole, la realtà risulta molto lontana dai suoi desideri ed il suo potere inizierà ad oscillare sistematicamente fra la farsa ed il tragicomico. La “liberazione della Palestina occupata” porta alle nuove generazioni il pretesto per contestare una società araba bloccata e dispotica. Agli eroi dell’indipendenza, la gioventù del Cairo, di Damasco, d’Amman e di Bagdad preferisce i militanti palestinesi, con kefiah sulla testa ed il kalashnikov alla mano, sotto la bandiera di un marxismo “duro e puro”. I Fedayn (4), i combattenti, rappresentano la rivoluzione in marcia contro i capi di stato arabi e l’ordine prestabilito che essi incarnano. Questo nazionalismo palestinese si manifesta sotto la forma di gruppi armati che operano all’interno dei rifugiati. In Giordania, nel settembre 1970, il re Hussein, della dinastia degli Hashemiti (5) della Mecca, è costretto ad affrontare in maniera brutale e sanguinosa, per sopravvivere anche come stato, l’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) di Yasser Arafat (6) negli avvenimenti del famoso “settembre nero”. Nel Libano, i Palestinesi, presenti in massa su quel territorio dal momento della loro espulsione dalle rive del Giordano da parte del sovrano hashemita, danno man forte alla fazione islamo-progressita locale contro lo stato libanese. In Egitto, gli studenti affermano nella strada, quasi quotidianamente, il loro sostegno ai Palestinesi e spingono Sadat ad affrontare Israele. L’Occidente crede di poter scorgere dietro Arafat e gli altri capi terroristi, come George Habash, Abu Nidal, i fantasmi di Marx e di Lenin. Congettura non propriamente esatta, anche se i Sovietici non perderanno un istante a professarsi ferventi sostenitori di questi movimenti arabi. In effetti, nel mondo arabo, la rivoluzione darà alla luce, nel 1979, in Iran, una repubblica islamica e non certamente una repubblica popolare. Tuttavia Sadat procederà in maniera decisamente autonoma. Il 15 maggio 1971 fa arrestare i baroni della sinistra nasseriana e sotto la sua “penna” l’operazione assumerà il nome di “ Rivoluzione correttiva”. Nello slancio del momento egli fa demolire il penitenziario di Turah, facendo uscire di prigione i Fratelli Mussulmani (uno dei membri di questa organizzazione provvederà poi nel 1981 ad eliminare lo stesso Sadat). L’11 settembre dello stesso anno, il capo di stato egiziano metterà in evidenza il carattere mussulmano del suo regime. Nel 1972, 12 mila consiglieri sovietici vengono espulsi dal paese e dopo la guerra, decisamente onorevole, dello Yom Kippur, cambia decisamente in politica estera arrivando, nel 1978 a firmare una “ pace separata” con Israele, che consente il recupero del Canale di Suez e del Sinai. Con questo atto il sogno nasseriano di unità araba è ormai morto e sepolto.

In rottura con le logiche della modernità secolare La sconfitta del 1967, il discredito dell’arabismo, e successivamente la non soluzione della questione palestinese forniscono, nel corso degli anni 1970, una spinta decisiva ai movimenti islamisti dalla Malesia al Senegal e dalle repubbliche mussulmane sovietiche fino alle periferie europee, oltre che ovviamente nel Vicino Oriente. Questo movimento propugna una rottura con le logiche della modernità secolare alla quale esso imputa tutte le disfunzioni delle società del terzo mondo: dalle disuguaglianze sociali al dispotismo e dalla sottoccupazione endemica alla corruzione generalizzata, generata dai regimi arabi. A più di quaranta anni dalla sua morte, la foto del Rais troneggia ancora in qualche negozio dell’Egitto. Segno evidente che il paese non ha dimenticato i momenti di gloria, di sogno e di fierezza che Nasser gli ha procurato. Ma il giuramento pronunciato sulla sua tomba rappresenta la testimonianza di un’epoca ormai decisamente superata: “ Giuramento per Gamal, il più caro degli uomini, il liberatore dei lavoratori, il capo della lotta ! Giuramento sacro, incrollabile. Per Dio e per la Patria, noi giuriamo che la via della tua lotta sarà la nostra via … Noi giuriamo di lavorare per la potenza e l’unità della nazione araba” .

NOTE

(1) Rais: Dall’arabo “Ras”, Testa. Capo, Comandante di una nave, Capitano corsaro nel mondo musulmano. Titolo affibbiato a capi populisti quali, Bourghiba, Saddam, ecc.;

(2) Fratelli Mussulmani o Fratellanza mussulmana: Movimento, di ispirazione Salafita, fondato nel 1928 ad Ismailia, in Egitto, da Hassan al Bannah, vecchio allievo di Mohamed Abduh. Probabilmente la prima associazione politica islamica di massa del mondo arabo moderno, ha per obiettivo la islamizzazione della società, una riforma morale e religiosa di ogni credente. Il movimento, radicalizzatosi negli anni 1950, è stato ferocemente combattuto da Nasser negli anni ’60 ed ha portato alla morte di 150 dirigenti ed all’arresto di 61 mila militanti. E’ la matrice di tutte le correnti islamiche contemporanee. L’Hamas palestinese ne è una filiazione. Salafiti (Salafya): da Salaf: “antenato”, i primi “pii antenati”, discepoli del Profeta. Movimento riformista mussulmano, nato nel 1800 da Jamal al Din al Afgani (afgano, di stirpe iraniana) e continuato da un suo allievo Mohamed Abduh (1848 – 1905), egiziano, per un ritorno alla purezza originaria dell’Islam. Ripreso e sviluppato in senso più nazionalista nel Maghreb da Mohamed Rashid Rida o Rheda, morto nel 1935. Incarna la corrente reazionaria attivista, puritana e populista dell’Islam, adottato dalle formazioni del FIS (Fronte islamico di Salvezza) dell’Algeria. Contrario al nazionalismo, al socialismo ed alla democrazia, propugna una Umma condotta da un Califfo, come ai tempi del Profeta. Contrario a qualsiasi innovazione religiosa, pretende di purificare la religione da ogni traccia di idolatria e politeismo e da qualsiasi inquinamento di dottrina religiosa non islamica. Odia l’esoterismo degli Sciiti ed il misticismo dei Sufi, considerati eretici. Rifiuta il concetto di partito all’occidentale. Insomma propugna l’Islam del Profeta, niente di più e niente di meno;

(3) Baath o Baas: Partito della “Resurrezione”. Nome del partito nazionalista arabo e socialista fondato nel 1953, importante in Siria ed Irak. Fondato a Damasco nel 1947 dal cristiano ortodosso Michel Aflaq e dal mussulmano sunnitaSalah al Bitar. La parola d’ordine di questo movimento laico riassume tutta la sua ideologia: l’unità del mondo arabo fra premio su ogni altro obietti. Secondo Aflaqgli arabi formano una sola nazione che aspira a diventare stato, sopprimendo le frontiere artificiali imposti dai successivi conquistatori;

(4) Fedayn (Fidaiyyun). Combattente(i). Mujahid più politicizzato. Rivoluzionarioidealista, pronto a tutto per difendere la causa dell’Islam;

(5) Hashemiti: Famiglia dell’Hegiaz in Arabia, branca della tribù dei Kuraish, discendenti da Hashem o Hashim ibn Abd Manaf ibn Qusayy o Kusayy Kuraysch), che a partire dall’11° secolo ha fornito gli Sceriffi o Sayd della Mecca, guardiani ereditari dei luoghi santi dell’Islam. Famiglia attualmente al potere in Giordania;

(6) OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) : Istituita nel 1964 su sollecitazione di Nasser, che ne nomina il diplomatico arabo, Ahmad Shuqairi(1907-1980), 1° Presidente (1964-69). Yasser Arafat (1929-2004) ne è stato ilsuccessore, alla cui morte è subentrato Mahmud Abbas (Abu Mazen), nato nel 1935. In linea di principio, anche se non accettata da tutti, è ritenuta “l’unica rappresentante legittima del popolo palestinese”.

 

BIBLIOGRAFIA
  • Ayad Christophe, “Geopolitica dell’Egitto” Ed. Complexe, 2002;
  • Lacouture Jean, “Nasser”, Bayard, 2005;

1970, muore NASSER: ritorno degli estremisti (di Massimo IACOPI)
(Pubblicato su Rivista GRAFFITI-on-line.com, nel 2011)

 

Copyright © 2013. www.iacopi.org  Rights Reserved.